Molfetta e il suo coach. Idee chiare in campo e meccanismi per evitare fraintendimenti e ALIBI .......non per nulla è il secondo di Velasco all'Iran.
Ipse dixit (in un italiano un po' più incerto): "da oggi la palla alta, così come l'avete sempre intesa, non la chiameremo più palla alta ma palla lenta. Quindi se un posto 4 vuole attaccare ma ha bisgno di più
tempo per preparare meglio la rincorsa dovrà urlare "lenta" e non "alta". Chiaro?"
Ma perché?!??!??!??!?
L'idea è tanto semplice quanto efficace: se il palleggiatore sbaglia un'alzata di palla veloce, magari lasciandola un po' corta, ovviamente il posto 4 gli dirà: la voglio più alta. Ma se il palleggiatore sbaglia un'alzata di palla alta tenendola troppo veloce, il posto 4 gli dirà ugualmente: la voglio più alta!
Dunque, come è possibile che due errori di natura diversa, il primo legato allo spazio e il secondo legato al tempo, abbiano la stessa soluzione?
Impossibile!!! Quindi per aiutare il palleggiatore il posto 4 dovrà:
1 fare la giusta chiamata al palleggiatore
2 mettere a terra il suo attacco o quantomeno non sbagliare
Poi ci pensa l'allenatore eventualmente!
Conclusione: la definizione di "palla alta" è la più comunemente accettata e usata nel volley giocato ma sicuramente è la più imprecisa tra le due.
Oggi in allenamento, tra le altre cose, abbiamo imparato l'importanza di avere una comunicazione corretta all'interno di una squadra e abbiamo escluso una possibile situazione di incomprensione in fase di gioco (che facilmente diventa un alibi).
Aggiunta personale: in generale l'italiano sta perdendo il suo smalto perché nessuno dà più il giusto peso alle parole. La nostra lingua è un patrimonio: l' Italia è l'unica nazione al mondo che si è unita prima culturalmente (a livello linguistico, per essere precisi) che geograficamente!! Bisogna ricordarselo e andarne fieri!!...e usare la parole giuste nel modo giusto!
O, per parafrasare Calvino, bisogna usare le "parole esatte".
Mica male per essere solo il primo allenamento col coach della stagione!!!