mercoledì 18 dicembre 2013

Controllo delle situazioni


Chi ha un minimo a che fare con la pallavolo avrà sentito milioni di volte questa frase:

"La pallavolo e' uno sport di situazione ...". Nonostante i gesti tecnici siano pochi (bagher, palleggio, muro, schiacciata e battuta) non si verifica mai due volte la stessa situazione. Ogni azione ha le sue peculiarità e le sue difficoltà: non esiste l'azione perfetta. Chi controlla meglio il maggior numero di situazioni vince la partita.

Ma cosa si intende per "controllo di una situazione"?? Semplicemente la possibilità di poter intervenire su di essa modificandola a nostro vantaggio o come preferiamo! Si ha il controllo di una situazione quando possiamo decidere come l'azione si svilupperà e/o quando terminerà.

In generale succede la stessa cosa nella vita. La differenza fondamentale tra vita e sport è a priori: nello pallavolo, attraverso l'analisi tattica, abbiamo la possibilità di prevedere quando e come una situazione si può presentare...quindi possiamo esser preparati a risolverla. Nella vita no...per questo è più difficile. Il "non conoscere" implica paura nella maggior parte dei casi. Il "non controllo" anche!!!



Ora mi piacerebbe parlare di come si controllano le situazioni dello sport e della vita...ma non ho la ricetta giusta. In generale si può dire che ad  ogni problema corrispondono molteplici soluzioni che, attraverso differenti passaggi, conducono alla stessa conclusione. Io credo che non sia tanto importante conoscere le soluzione migliore (anche se aiuta) quanto possedere almeno una soluzione possibile! Rientrando esclusivamente nel campo pallavolistico l'esempio è facile: è più importante fare punto con una schiacciata fortissima nei tre metri o con un pallonetto? Semplicemente è uguale...l'importante è fare punto. In base alla situazione di gioco che ci si presenta davanti dovremo scegliere tra una soluzione o l'altra...o magari ci sarà
indifferente perché entrambe saranno adatte allo scopo. L'importante è avere la soluzione per controllare (o per terminare) la situazione.

Nella vita e nello sport non si può controllare tutto. Cosa succede quando qualcosa non si può controllare? Solitamente ci si dispera...a volte ce la prendiamo con la sorte, con gli altri o con qualsiasi scusa che ci ritroviamo tra le mani. Cosa cambia facendo così? Nulla...a parte il fatto che sprechiamo energie inutilmente e spesso ci creiamo anche altri problemi!



Se si può controllare una soluzione bisogna farlo...e le forze per farlo si trovano già dentro di noi. Se non si può controllare è inutile disperarsi: bisogna  accettare la situazione e sopportare. Ciò non vuol dire arrendersi, ma impiegare le forze che abbiamo per controllare ciò che si può finché non si capisce come controllare il resto. E' se una situazione non si potrà controllare mai? Beh...a maggior ragione: perché sprecare energie, tempo e salute per provare a farlo?

L'essere umano è forte...e di soluzioni incontrollabili ce ne sono poche...e spesso anche in quelle ci sono aspetti positivi. Il giocatore di pallavolo in linea teorica non ha azioni incontrollabili...ma nessun giocatore è in grado di controllarle tutte.  Quali sono i giocatori più forti? Quelli che controllano più situazioni...e lo sport permette quotidianamente di allenarsi per farlo.

Conclusione: ogni problema ha una o più  soluzioni...il modo per trovarle solitamente si trova in noi!!!

Quanto è bello risolvere un problema? Vincere una partita? Raggiungere un obiettivo?

Calma, positività e consapevolezza di sé...e ci si diverte un mondo a giocare!!!...e a vivere!!!


venerdì 1 novembre 2013

Caso...sorte...fortuna....

"uno degli aspetti più fastidiosi dell'essere umano è la ridicola convinzione che non siamo responsabili delle conseguenze delle nostre azioni, come testimonia l'infantile disinvoltura con cui troppo spesso attribuiamo alla volontà del fato il disastroso esito delle nostre cazzate."

M. Malvaldi - Il gioco delle tre carte



Cos'è la fortuna? La capacità di farsi trovare pronti quando è necessario esserlo...o come dice qualcuno più elegante di me con le parole: "la fortuna è quando la preparazione incontra l'opportunità".

Qual è il problema?? Aspettare il momento buono...forse sarà solo uno...forse sarà molto lontano nel tempo...di sicuro arriva!!!
Quanto costa aspettare?? Specie nei momenti molto difficili è più facile mollare tutto...a che pro? Nessuno!!!! Avanti tutta sempre al massimo e vivere la vita!!!



venerdì 13 settembre 2013

Numeri

NUMMERI
di Trilussa

- Conterò poco, è vero: 
- diceva l'Uno ar Zero - 
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
Sia ne l'azzione come ner pensiero
rimani un coso voto e inconcrudente.
lo, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te, 
lo sai quanto divento? Centomila. 
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore 
che cresce de potenza e de valore 
più so' li zeri che je vanno appresso. 

1944

lunedì 2 settembre 2013

Alibi e comunicazione: alto o lento??

Molfetta e il suo coach.    Idee chiare in campo e meccanismi per evitare fraintendimenti e ALIBI .......non per nulla è il secondo di Velasco all'Iran.

Ipse dixit (in un italiano un po' più incerto): "da oggi la palla alta, così come l'avete sempre intesa, non la chiameremo più palla alta ma palla lenta. Quindi se un posto 4 vuole attaccare ma ha bisgno di più 
tempo per preparare meglio la rincorsa dovrà urlare "lenta" e non "alta". Chiaro?"

Ma perché?!??!??!??!?

L'idea è tanto semplice quanto efficace: se il palleggiatore sbaglia un'alzata di palla veloce,  magari lasciandola un po' corta,   ovviamente il posto 4 gli dirà: la voglio più alta.   Ma se il palleggiatore sbaglia un'alzata di palla  alta tenendola troppo veloce,   il posto 4 gli dirà ugualmente: la voglio più alta!

Dunque,   come è possibile che due errori di natura diversa, il primo legato allo spazio e il secondo legato al tempo,   abbiano la stessa soluzione?

Impossibile!!! Quindi per aiutare il palleggiatore il posto 4 dovrà:
1 fare la giusta chiamata al palleggiatore
2 mettere a terra il suo attacco o quantomeno non sbagliare
Poi ci pensa l'allenatore eventualmente!

Conclusione:      la definizione di  "palla alta" è la più comunemente accettata e usata nel volley giocato ma sicuramente è la più imprecisa tra le due.

Oggi in allenamento,   tra le altre cose,   abbiamo imparato l'importanza di avere una comunicazione corretta all'interno di una squadra e abbiamo escluso una possibile situazione di incomprensione in fase di gioco  (che facilmente diventa un alibi).



Aggiunta personale: in generale l'italiano sta perdendo il suo smalto perché nessuno dà più il giusto peso alle parole. La nostra lingua è un patrimonio: l' Italia è l'unica nazione al mondo che si è unita prima culturalmente (a livello linguistico, per essere precisi) che geograficamente!! Bisogna ricordarselo e andarne fieri!!...e usare la parole giuste nel modo giusto!
O, per parafrasare Calvino, bisogna usare le "parole esatte".

Mica male per essere solo il primo allenamento col coach della stagione!!!

domenica 1 settembre 2013

La strada mia

La strada mia

La strada è lunga, ma er deppiù1 l'ho fatto:
so dov'arrivo e nun me pijo pena.
Ciò er core in pace e l'anima serena
der savio che s'ammaschera da matto.

Se me frulla un pensiero che me scoccia
me fermo a beve e chiedo aiuto ar vino:
poi me la canto e seguito er cammino
cor destino in saccoccia.

(Trilussa)

sabato 10 agosto 2013

Donatori di voce

Ho trovato questo articolo girovagando sul web...mi fa piacere condividerlo perché mi sembra un'idea molto bella e può essere usata come spunto da associazioni di volontariato e non solo.
Si tratta di unire l'amore verso il prossimo e l'amore per i libri...basta leggere non solo per se stessi ma anche per chi potrebbe aver bisogno di compagnia: facile, divertente e utile!!!

LETTURE IN OSPEDALE


DONATORI DI VOCE presso l'ospedale di Vicenza.

 
Ci chiamano Donatori di Voce. Abbiamo uno scopo: leggere. Abbiamo un sogno: diffondere storie.   Andiamo in ospedale per regalare spensieratezza, riflessioni, squarci di luce che si aprono tra le tristi mura di una stanza anonima. Le fiabe sono la nostra arma segreta per entrare nel mondo dei bambini, perché ci sentiamo come loro: eroi di una storia che vogliamo diffondere e raccontare.
Io non sapevo che cosa volesse dire donare la voce. Ero perplesso all'inizio. Poi mi sono accorto che le mie preoccupazioni erano solo stupidaggini. Quando apri un libro vieni travolto dai fatti che ti vuole narrare. I libri sono pazienti. Aspettano la persona giusta che li legga al momento giusto. Quando la voce colora quei racconti, il mondo non è più lo stesso. La voce fa vibrare le corde del cuore, si radica negli oscuri oblii dell'anima. Qualcosa esce. Sono altre storie che i tuoi ascoltatori speciali vogliono trasmetterti. Basta anche uno sguardo. Con la lettura di un brano è come se li avessi radiografati. Se riesci a premere il tasto giusto le porte dell'amore si aprono. Loro confessano di essersi emozionati. Altre volte pensi che il tuo lavoro sia stato inutile. Ma funziona così il volontariato. Capita la giornata giusta e sei invaso da migliaia di emozioni. Capita la giornata sfortunata e non hai voglia nemmeno di tornarci in ospedale... D'un tratto ti ricordi perché leggi le storie... Frughi nella memoria e ti ricordi dei sorrisi di quei bambini, di quella donna anziana che, malata di tumore, sorride alle sventure della vita. Rivedi quell'ex carpentiere che adorava l'arte e la musica. Uscito dall'ospedale ti fermi. Guardi quell'edificio. Sorridi anche tu perché hai donato un afflato, un soffio, un respiro. Hai donato il tuo tempo non solo agli altri ma anche a te stesso. Torni a casa cambiato perché non sei mai lo stesso quando vivi a contatto diretto con il dolore. Cambi e le persone che ti passano vicino le guardi meglio. Osservi i loro visi. Scavi nei loro occhi. Quello che ti raccontano senza dirti niente è l'Esistenza.
Donare la voce è vivere con gli altri stando sempre in compagnia con se stessi. Donare la voce è esprimersi e vivere liberi fra le pagine di un libro. Donare la voce è far vivere i libri perché i libri sono fatti per essere letti, non per essere spolverati. Donare la voce è compiere un gesto che cambia i destini di piccoli universi. Donare la voce è imparare anche ad ascoltare, è ricevere storie, ricordi, rimpianti, sogni, speranze, illusioni. È ricordarci che possiamo essere utili a qualcuno anche se non si viene pagati per ciò che si sta facendo. Il tempo può essere infinito se  qualche attimo del giorno lo dedicassimo ad ascoltarci, ad ascoltare e a leggere. Basta poco per volare. Basta solo un salto e fuori dai corridoi dell'ospedale c'è la libertà. Una libertà che noi regaliamo a chi ci vuole ascoltare. Noi non ci tiriamo indietro. Siamo sempre pronti per spiccare il volo.

martedì 23 luglio 2013

ITALIA: cuore, metodo e coraggio!

Seguendo la nazionale italiana di volley non ho potuto fare a meno di notare alcune situazioni molto strane che trascendono un po' quelli che per me sono il significato di sport e di identità nazionale. Anzi, penso di poter tranquillamente dire che alcune cose che vedo, sento e leggo sono un’offesa all’intelligenza e alla dignità. Nel mio caso l’intelligenza non è molta...quindi da questo lato non ho grossi patemi…il problema che mi affligge riguarda la dignità!!

Innanzitutto partiamo dalle basi: quando si parla di nazionale si intende "rappresentativa nazionale". Uno dei significati di "rappresentare" è  mostrare in sé la figura di altri. Quindi il primo compito di un giocatore della nazionale è far vedere agli occhi del mondo come è l'Italia e come sono gli italiani.

Il fatto che nel girone di qualificazione(e non solo!) abbiamo litigato con tutte le altre squadre non è assolutamente a nostro favore. Però quando sia i giocatori che gli allenatori parlano di "cuore" o "grinta" penso che nessuna debba permettersi di offenderli o attaccarli: non credo che nessuno di loro abbia lavorato per perdere, e aver dimostrato queste qualità è un lustro per tutta l'Italia.


Sono molto soddisfatto della nostra nazionale perché, al di là delle chiacchiere, analizzando i fatti, ci ha portato 2 medaglie importanti negli ultimi tempi. Poi è chiaro che si possa sempre far meglio: ma da questo a fare attacchi personali verso giocatori mi sembra che si passi un po' la misura.

Personalmente credo una cosa: non siamo in un bel momento ed è importante il cuore...ma non basta!
Per uscire dalla crisi (non solo quella sportiva) serve un  metodo....nella pallavolo ciò che ci permette di trovare soluzioni è la tecnica!!! Quindi credo che si debba insistere di più in questa direzione.

Cuore, tecnica...manca ancora un ingrediente nella mia ricetta: il coraggio!!! Bisogna provarci sempre, tutti i giorni...solo così si possono fare cose importanti e uscire dalla mediocrità!!!

Cuore, metodo e coraggio: l'Italia e nata e cresciuta con queste cose!
Dagli antichi romani, fino ai partigiani o, ai giorni nostri, a coloro che combattono le mafie e si impegnano per le uguaglianze...chi ce la fa ha sempre cuore, metodo e coraggio!!!!!!!


giovedì 4 luglio 2013

Lo sport deve essere veicolo d'integrazione!!!!

Cosa può creare la visione di una partita di uno sport minore come la pallavolo? Leggete l'articolo qua sotto e stupite...

La World League e i successi dell'Iran mandano in crisi la censura iraniana
La partecipazione alla World League ed i successi dell'Iran stanno creando grandi problemi alla televisione di Stato, che sta cercando di eliminare o limitare le immagini delle donne occidentali poco vestite per le linee guida morali della Repubblica islamica. Sulla carta l'Iran doveva essere una squadra di basso livello nella competizione internazionale, ma il sestetto di Julio Velasco ha conquistato risultati importanti, come le vittorie su Serbia e Italia e questo ha scatenato grande interesse negli appassionati iraniani.
I due match con gli azzurri sono stati visti in diretta da milioni di persone e l'abbigliamento delle spettatrici (t-shirt, canotte e minigonne) soprattutto nella gara di Sassari ha creato molti problemi e critiche.  Le immagini tv hanno anche mostrato alcune tifose iraniane con la bandiera nazionale dipinta sul volto, mischiate con gli uomini con gli uomini, che indossavano vestiti banditi nella nazione islamica. La trasmissione, così come era accaduto nei giorni scorsi con l'inquadratura della cantante pop Shakira in un abito cortissimo che tifava per il marito Piquet durante la Confederation Cup, ha attirato le ire dei conservatori, che strenuamente difendono l'interpretazione del regime della legge islamica della Sharia, che sia stata eseguita dopo la rivoluzione del 1979.
Le donne in Iran, indipendentemente dalla loro nazionalità o religione, sono tenute a coprire i capelli e il corpo e di evitare l'uso di trucco pesante e smalto. Sono inoltre vietati da stadi, e possono partecipare solo le donne-solo competizioni.
Le leggi impongono che la tv della Repubblica Islamica dell'Iran cancelli o ritagli le immagini di donne vestite in abiti non islamici nei film o notiziari. Tuttavia, l'applicazione di tali regole per vivere gli eventi sportivi, messi in onda con un solo sette secondi di ritardo, ha dimostrato di essere troppo impegnativa.
L'ultraconservatore settimanale Ya Lessarat ha definito "scandalose" le immagini della IRIB. Il capo della tv iraniana, Ezzatollah Zarghami ha risposto che boicottare le partite in diretta avrebbe l'unico risultato di costringere gli spettatori a rivolgersi a canali satellitari: "In diretta la situazione è fuori dal nostro controllo.  L'unica soluzione sarebbe quella di non trasmettere la partita ", ha dichiarato Zarghami, che è stato nominato direttamente dal leader supremo Ayatollah Ali Khamenei. "Se lo facciamo, l'audience si girerà verso satellite. Noi abbiamo fatto il possibile alcune immagini (soprattutto della gara di domenica a Sassari ndr) sono state tagliate e sostituite da replay e questo ha comportato l'irritazione degli spettatori che hanno perduto alcune fasi del match." le preoccupazioni aumentano per le prossime gare, che l'Iran giocherà a Cuba, dove è prevedibile che le spettatrici a causa delle abitudini e del caldo saranno ancora più svestite. Il capo della tv nelle sue dichiarazioni alla stampa nazionale ha cercato anche di fare una battuta scherzosa: "Vogliamo negoziare con i nostri colleghi cubani di cercare di risolvere questo problema facendo indossare delle tute agli spettatori." (fonte japantimes.co.jp)

domenica 30 giugno 2013

Un libro e una poesia

Sono finalmente riuscito a leggere un libro!!!! E' una frase incredibile detta da me, ma è così!!! In realtà non è che non abbia letto nulla negli ultimi due mesi, ma posso tranquillamente affermare che i libri universitari non sono sempre una lettura piacevole. Così ho rubato dalla camera di Michela, la mia ragazza, "la solitudine dei numeri primi". Era da un po' che mi perseguitava dagli scaffali degli autogrill e mi aveva incuriosito. Beh...per me è stata una gran delusione...non è scritto male, ma i 2 protagonisti non li ho sopportati dal primo all'ultimo  capitolo del libro. Pazienza...mi divertirò di più leggendo leggendo il prossimo libro!!!...non prima però dei prossimi appelli di metà luglio!!!!!

Mi consolo con una poesia letta sul web:
You’ve gotta’ dance like there’s nobody watching,

You’ve gotta’ dance like there’s nobody watching,
Love like you’ll never be hurt,
Sing like there’s nobody listening,
And live like it’s heaven on earth.
(And speak from the heart to be heard.)

William W. Purkey (1929)
Devi ballare come se nessuno ti stesse guardando,
Amare come se non fossi mai stato ferito,
Cantare come se nessuno stesse ascoltando
E vivere come fosse il paradiso in terra.
(E parlare dal cuore per essere udito.)

venerdì 21 giugno 2013

Citando qua e là...

Eccovi due  citazioni con cui ho avuto a che fare oggi:

1- dal profilo twitterdi mr Michael Jordan:

"Before you pray: BELIEVE
Before you speak: LISTEN
Before you spend: EARN
Before you write: THINK
Before you quit: TRY
Before you die: LIVE"

Fantastico e saggio!!!

2- la seconda di Tommaso Campanella:

"Quanti libri tiene il mondo non saziar l'appetito mio profondo: quanto ho mangiato! e del digiun pur moro"
 Ho letto un bel blog di una ragazza "incontrata" su twitter...non sapevo come farle i complimenti per il suo blog e così, per rompere il ghiaccio, ho citato questo pensiero di Campanella che mi ero appuntato sull'angolo di un quaderno qualche tempo fa e che mi è tornato improvvisamente in mente stasera!!!!

Mi piacerebbe saper usare le parole come i veri scrittori...ma non è un dono che mi appartiene...così mi consolo ascoltandoli dai libri e cercando di imparare!!!

domenica 16 giugno 2013

Thinking about.....nothing useful!

Che fatica crearsi una vita...un lavoro...raggiungere un sogno!!!!
Ma che bello farlo!!!!
Sono un pazzo che ragiona...che combinerò???



martedì 11 giugno 2013

Talento identità e vocazione

Questo è un articolo retweettato da un mio collega pallavolista...mi è piaciuto molto. In realtà io penso di non aver talento, ma solo la testardaggine giusta per seguire la mia vocazione!!

"Dopo una nascita occorre darsi un’identità.
E l’identità viene data innanzitutto da una chiarezza con se stessi e da una direzione verso cui dirigersi. Ambizioni per nulla semplici.
La volontà indirizza ed identifica; la volontà tempra e cauterizza.
Si faccia una breve riflessione in merito al Daimon (anima), ed alcuni suoi svolgimenti.
La parola greca daimon viene tradotta animo/anima, ma possiamo intenderla, per semplificare, come vocazione. Nel momento in cui l’individuo coglie la propria vocazione, egli, con impegno e fatica, tenta in ogni modo di trovarla realizzata. Daimon è quindi l’origine delle scelte.  Essa è il nocciolo del corpo, la parte più intima e interna (appunto anima); essa diviene, con tenacia e fede totale, il motore ed il motivo delle decisioni e delle volontà dell’individuo. Allo stesso tempo è, quindi, una parte creata e “figlia” dei propri valori.
Si potrebbe, forse, fare confusione con il concetto di talento.
Il talento è al contrario un qualcosa che si trova, latente, già situato e “depositato” nell’individuo. Pericoloso è dunque affidargli il ruolo di motore, poiché esso non viene creato, non deciso e scelto. Credo possa essere, piuttosto, una meravigliosa occasione per la vita, non un motivo di senso per la vita. Sia chiaro: questa meravigliosa occasione non toglie alla vocazione, anzi vi convive e ne amplia le vedute, i margini, i confini, ne sbecca gli spigoli e la colora nuovamente.
La vocazione è una meta. Il talento è un mezzo. Uno dei tanti, per arrivare alla meta. In entrambi (vocazione e talento), dovrà esser necessaria l’etica della fatica e del sacrificio (la fede): quanto più lo sforzo sarà grande, tanto più la realizzazione della speranza (vocazione) diverrà vera ed intesa: “… la speranza è speranza. Essa è veramente tale quando, escludendo ogni forma di possesso attuale ed immediato, si riferisce a ciò che è sempre a venire e che forse non verrà mai, dicendo la venuta sperata di ciò che esiste solo in quanto speranza. Più l’oggetto della speranza è lontano o difficile, più la speranza che vi si afferma è profonda e vicina al suo destino specifico: se ciò che spero è quasi a portata di mano, non ho molto da sperare; la speranza dice la possibilità di ciò che sfugge al possibile” (M. Blanchot, L’infinito intrattenimento).
Talvolta, v’è l’eventualità che talento e vocazione coincidano.
In questo caso si dovrà tenere un’attenzione estrema verso il rischio della “sommersione”. Spiegando meglio: dando valore coincidente al proprio talento ed alla propria vocazione (rendendo entrambi meta), ci si imbatte in un’adesione talvolta ambigua e soffocante. Solo con rigore, consapevolezza e personalità l’individuo non chiude il proprio tempo, non limita la propria eccezionalità, ma riesce ad estraniarsi cogliendo il “fuori da sé”; il rischio è, spesso, quello di chiudere le porte alla realtà preferendo una dedizione totale ad un mondo privato, rarefatto e surreale.
Nel momento in cui una persona vuole qualcosa ha un proprio motivo d’essere e di esistere; la sua forza, nell’arrivare alla “meta”, sarà quella di ri-conoscere se stesso in modo chiaro e costante: intendere la propria volontà, la propria vocazione, la propria essenza, significa possedere un propria identità.
Si concluda con un testo di critica teatrale, riguardante un regista francese, Jacques Copeau: “Copeau ha un’idea molto precisa della sincerità: non è la spontaneità, non è il dire senza mediazioni, immediatamente, quel che si ha dentro di sé. Sincerità è la capacità di costruire un rapporto fra sé e il progetto che si ha di sé, fra l’essere e il dover essere”, tra il vuoto che si è creato dentro di sé e la persona che si vuole diventare."

venerdì 31 maggio 2013

"Feliz?" "Si" "Bien!"

Sono tornato ieri da un intenso viaggio a Siviglia e nella comunità di Onuva di Puebla del Rio. Il tempo di riprendere le forze, riorganizzare le idee per prepararsi al tour de force del prossimo mese d’esami ed eccomi qua a scrivere….. in un momento di pausa-studio!

Innanzitutto sono molto grato dell’invito del mio amico Nano a condividere con lui e con la sua famiglia questa esperienza……devo anche ammettere che prima di partire ero molto scettico nell’intraprendere questo viaggio……sbagliavo! Mi era stata proposta non una vacanza ma una nuova esperienza……e così è stato!

A dirla tutta l’esperienza nuova è iniziata già in aeroporto: il nostro volo è stato spostato da Ciampino a Fiumicino causa meteo avverso……mai successo di cambiare aeroporto per un volo!!!!!!!!

Comunque….…il posto dove siamo andati è una via di mezzo tra una casa di accoglienza e una casa per la meditazione e la preghiera. Si trova nelle periferia di Siviglia ed è stata tirata su da Pepe (è il soprannome), bellissima persona con il quale ho avuto il piacere di parlare una mezz’oretta. Questo Pepe ha avuto diverse visioni della Madonna e, in seguito a una di queste, ha deciso di investire tutti i suoi averi e tutta la sua vita in questo progetto.  Lui stesso vive lì con la sua famiglia! Il risultato direi che è molto buono!! Al momento sono presenti nella struttura 36 “residenti” (vengono chiamati così i malati di Onuva) con difficoltà fisiche e mentali diverse, ma tutti con storie difficili alle spalle. Noi siamo stati ad Onuva 4 giorni passando il tempo tra lavori domestici e preghiera. Quello che più mi ha colpito di questo posto è la Fede delle persone che vi lavorano. Onestamente non sono in grado di descrivere bene questa cosa, ma considerando la povertà del posto, i sacrifici e i dolori che continuamente si propongono, si potrebbe pensare che questo sia un luogo molto triste. Beh…non è così: anzi, è un posto in cui si respira felicità e serenità. Tutto ciò, per quello che ho visto, è dovuto alla fede in Dio dei volontari e delle suore che abitano in Onuva!!! E dalla grazia di Dio, aggiungerebbero loro! Del mio discorso con Pepe quello che voglio dire, e che mi ha colpito molto, è stato l’inizio del nostro dialogo che più o meno è andato così:
P: Tu es felix?
A: Si
P: Vale, mucho bien
Il seguito in italiano: “Perché la felicità, che si ha solo con la fede, ci consente di trasformare le difficoltà in bellezza!”. O per restare sul piano cristiano: Dio è con te sempre, anche nelle difficoltà. Ma Pepe mi è sembrato molto più pratico(e questo è positivo) del classico prete…forse anche perché è sposato ed ha figli.
Scritta sopra un pozzo chiuso

Madonna di Onuva...alle spalle la cappella in cui si recitava il rosario


La cosa buffa è che gli spagnoli capiscono bene l’italiano e viceversa……per cui lui parlava in spagnolo e io rispondevo in italiano. E così è stato anche in qualsiasi luogo di Siviglia. Per concludere con Onuva, diciamo che mi ha colpito perché lì si vede chiaramente il potere della Fede.

Plaza de Espana

Annamaria, Maria, Belen, Alberto (un grande), Nano, Vale e Yo(o "io", come si dice in Italia) in una bella serata a Sevilla

Metropol parasol

Plaza de toros



A Siviglia siamo stati 2 giorni……bella città, ma più di un weekend non vale la pena starci! Durante il giorno abbiam fatto i turisti. La cattedrale e plaza de espana sono molto belli. Persino plaza de toros mi ha colpito molto, anche se io faccio il tifo per i tori!!! Non proprio lo stesso potrei dire del metropol parasol, anche se devo ammettere che è una bella struttura…però non c’entra niente con tutto quello che ha intorno e questo me lo ha reso “antipatico”……diciamo che è un pugno in un occhio! La sera, invece, andavamo in giro con degli amici sivigliani di Nano e Valentina……”purtroppo” abbiamo trovato la birra media a 1,20 euro(ho scritto bene) e quindi forse capirete perché tra spagnoli e italiano ci intendevamo tanto bene. In generale comunque, sia a pranzo che a cena con 5/6 euro ce la cavavamo: ordinavamo piatti di carne e pesce che ci saziavano ed erano anche molto buoni. I gelati costano molto……chissà poi perché? Altra caratteristica(tipicamente spagnola) è l’orario dei pasti: pranzo alle 2, cena alle dieci…..ma si fa presto a prendere il ritmo e il cambio d’orario non pesa: c’è luce fino alle nove e mezza e oltre. Sono stato bene!

Una bella città e una bella esperienza vissute insieme a delle bellissime persone: una vacanza perfetta!


Cattedrale
                                       
Calcio balilla spagnolo: 3 difensori, 3 centrocampisti, 4 attaccanti!
          




giovedì 16 maggio 2013

Una giornata strABILIante


Ieri ho vissuto una bellissima serata di sport alla palestra Agnini!  La storica palestra del quartiere Montesacro è stata il palcoscenico di un’inedita partita tra 2 squadre composte da giocatori e giocatrici di serie A e B di pallavolo e dai ragazzi disabili del centro diurno Lumière! Il tutto contornato da una splendida cornice di pubblico composta da ragazze e ragazzi delle società di volley montesacrine accompagnati dai rispettivi genitori!
Dopo un buon riscaldamento e un emozionante presentazione di tutti i giocatori della partita si è passati alla composizione delle squadre e al match!
La partita è iniziata con un ritmo un po’ lento…molti ragazzi erano emozionati e i primi scambi non sono stati propriamente belli! Ma sciolta la tensione la partita si è scaldata e animata: scambi di alta scuola, sfottò, consigli tecnici dei coach nei time out e tanti applausi da parte del pubblico presente sono stati gli ingredienti di una partita ricca di divertimento! Tra le altre cose, mi sono anche preso una sgridata (da una delle ragazze del centro diurno)per aver fatto un’alzata un po’ imprecisa….tanto per farvi capire lo spirito agonistico che c’era in campo: come è giusto che sia nessuno voleva perdere!! E’ stata una partita vera!!! Un particolare plauso ai due arbitri che hanno sapientemente gestito e animato la partita!
La sensazione che ho avuto nello stare in campo ieri è stata di gioia pura! Un’esperienza fantastica che mi ha fatto riflettere e che può insegnare molte cose…in primis: nulla è impossibile con impegno e passione! In seconda istanza(questa considerazione è un po’ più “politica”): lo sport è un grande veicolo di integrazione e un grande strumento di educazione che deve essere parte integrante della vita dei ragazzi e, soprattutto, deve essere sfruttato per molte più iniziative, magari congiunte, tra scuole, federazioni e società sportive!
Infine voglio fare un grande in bocca al lupo e ringraziare immensamente i ragazzi del centro diurno Lumière, le persone che li seguono e li aiutano, le persone della cooperativa sociale Brutto Anatroccolo e in particolare il prof. Michele Barillari che è stato l’organizzatore di questa fantastica giornata!!!



martedì 14 maggio 2013



Domenica si è giocata la finale scudetto e Trento è diventato campione d'Italia. Complimenti a loro...un pò meno allo spettacolo offerto da qualcuno sulle panchine...ma non è questo l'importante. Mi preme sottolineare il messaggio lanciato da Jack Sintini (mvp della serata), un messaggio di speranza che, in sintesi, diceva: non arrendetevi perchè c'è sempre speranza. Ha detto testualmente "io che non sono nessuno ce l'ho fatta...quindi è possibile farcela: si può sconfiggere il cancro". Sotto vi riporto, invece, una parte di un discorso di Jack sulla settimana trascorso prima della finale e non solo...




"Ho passato una settimana difficile, ho pensato spesso al tumore. A un certo punto mia figlia Camilla, sentendo sempre parlare di pallavolo, a tavola, è intervenuta: < Ma papà tu parli sempre di pallavolo come se domenica, durante la finale, dovessi giocare da solo. Non sarai solo: avrai Osmany, Matey, Bira, Baretto. Ti aiuteranno loro a vincere.>

La logica stringente ed essenziale di una bambina di 5 anni mi ha fatto ridere e riportato sulla terra. HO CAPITO CHE CE LA POTEVAMO FARE.

...

Lo ammetto: andando tutti i giorni da casa al palatrento ho pianto. Non riuscivo a non pensare a cosa avevo passato l'anno scorso. Mi rivedevo in un letto di ospedale, durante le sedute di chemioterapia, sperando di recuperare. Pochi capelli in testa e neppure la forza di alzarmi dal letto per rispondere al telefono. Ma quel pensiero mi ha dato forza. Ho ripensato a quando, combattendo contro il tumore, pensavo: magari mi dovessi preoccupare per una partita..."




- cit. Jack Sintini

martedì 7 maggio 2013



...la prova che sono arrivato...distrutto come si evince dalla terza foto!
ma che faccia ho nella seconda foto???



...concentrazione alla partenza..

Momenti di sport...


 Innanzitutto vorrei fare un grosso in bocca al lupo alle formazioni di Piacenza e Trento  che si contenderanno lo scudetto di pallavolo in gara 5 di finale(la famosa “bella”)e in particolare a Jack Sintini. Ho avuto il piacere di conoscerlo e vederlo all’opera quest’estate a Perugia: io e la mia squadra stavamo preparando le ultime partite di campionato, e lui veniva a fare i primi allenamenti, dopo essere uscito da un periodo difficilissimo in cui era stato molto malato a causa di  un tumore. Mi avevano colpito di  lui la positività e l’entusiasmo con cui affrontava ogni aspetto della giornata e degli allenamenti…faceva tenerezza e dava una gran gioia vedere Jack che, dopo le difficoltà, iniziava a sollevare i primi pesetti  da 4/6 kg  e commentava ridendo: “mi tremano i muscoli”…piano piano aveva iniziato anche a fare i primi palleggi senza saltare…poi la chiamata di Trento a fare la riserva a quel gran palleggiatore che è Raphael…e ora quella che può essere veramente la svolta di questa emozionante e lunga favola: in gara 4 per un contrasto sfortunato Rapha si rompe un dito(frattura scomposta)! Stagione finita: la bella delle belle, gara 5 di playoff del campionato italiano non la giocherà! La palla è ora nelle mani di Jack che guiderà i campioni del mondo di Trento in questa gara! Incredibile quello che fa la forza di volontà. Grazie per l’esempio di vita e di speranza che quotidianamente continui a dare a tutti: in bocca al lupo a tutti i campioni delle 2 squadre che domenica ci faranno entusiasmare come al solito e in particolare a Jack!!!

Il secondo momento di sport è molto più terra terra…e sicuramente meno importante! Sono riuscito a finire la mezza maratona in 2h 24’ 9”…il tempo fa ridere…però l’ho tenuto in bella vista sul mio cronometro per 10 giorni. Suppongo di essere arrivato più o meno ultimo ma poco importa. Alla partenza ero molto concentrato e ho passato la maggior parte della corsa a godermi il paesaggio e a ricalcolare i tempi km dopo km per capire se ce l’avrei fatta. Dopo 10 km erano passati 55 minuti e avevo un vantaggio di 22 minuti sul tempo che mi ero dato(per capirci i più veloci avrebbero chiuso il percorso da lì a 15 minuti circa). Da quel momento ho capito che ce l’avrei fatta ad arrivare. Mentre mi crogiolavo in questo pensiero sono arrivati i crampi allo stomaco…era il km 13…ne mancavano ancora 8 e circa un’ora di corsa! Me li sono portati dietro fino al traguardo e mi hanno costretto a rallentare fino ad andare di passo al km 17 (alla faccia di chi è scaramantico: km 13 e 17) dove il dolore mi impediva di correre. Poi per fortuna mi sono ripreso e ho ricominciato a correre al km 18 dopo l’ultimo rifornimento! Quando sono arrivato c’era Michi che mi aspettava ansiosa: mi ha poi raccontato che l’ambulanza si era mossa molte volte perché più di un corridore si era sentito male e, visto che ormai mancavo solo io, pensava che fosse intervenuta anche per me…quando si ha la fiducia della propria compagna non manca niente J ! Effettivamente la giornata era molto calda e ho visto anch’io, mentre correvo, più di qualcuno fermarsi con mal di testa o semplicemente per stanchezza! L’ultimo km l’ho fatto con le lacrima agli occhi per l’emozione di avercela fatta…in realtà non è che piangessi propriamente: non avevo più una goccia d’acqua in corpo! Infatti, arrivato, ho bevuto subito un intruglio con acqua, zucchero e limone, mangiato nel punto di ristoro dell’arrivo e nel pomeriggio ho dormito tutto il tempo!!! I muscoli non erano per nulla contratti ma il corpo era decisamente stanco e provato!!! A ripensarci ho fatto una faticata….ma che soddisfazione!!!!

giovedì 18 aprile 2013

SI-PUO'-FARE!

Oggi ho iniziato la parte seria degli allenamenti in vista della "conero running": la mezza maratona di Numana!
Sono abbastanza soddisfatto di quello che ho fatto, ma non è questo l'importante. Quello che conta per me è:
- correre una mezza maratona
- cercare di trovare l'equilibrio mentale, più di quello fisico, per poter dire alla fine: "ce l'ho fatta perché ho fatto il massimo"
- superare la mia accidia

Riuscirò nell'impresa? Chi lo sa? Sarebbe importantissimo raggiungere un obiettivo che al momento vedo un po' sopra le mie possibilità! Nel frattempo, per non sbagliare, infilo le scarpe da ginnastica e inizio a correre col pensiero a Frankenstein Junior: "si può fare!"

ps: ma quanto è simile allo slogan di Obama...?..."Yes, we can!"... E vabbè...

martedì 2 aprile 2013


Facciamo qualche esperimento (anche se sembra molto facile): primo video.

lunedì 1 aprile 2013

Un ragionamento per conoscermi

Visto che è il primo post voglio presentarmi bene, perciò cercherò di dimostrare le mia capacità logiche e la mia conoscenza della filosofia...
Ecco perciò un sillogismo che potrebbe iniziare a farmi conoscere:


Dio è amore.
L’amore è cieco.
Steve Wonder è cieco..


Mi hanno detto che non sono nessuno.
Nessuno è perfetto.
Quindi, io sono perfetto.
Però, solo Dio è perfetto.
Quindi, Io sono Dio.
Ma se Steve Wonder è Dio…
Io sono Steve Wonder !!!


Merda !!! Sono cieco !!!