domenica 30 giugno 2013

Un libro e una poesia

Sono finalmente riuscito a leggere un libro!!!! E' una frase incredibile detta da me, ma è così!!! In realtà non è che non abbia letto nulla negli ultimi due mesi, ma posso tranquillamente affermare che i libri universitari non sono sempre una lettura piacevole. Così ho rubato dalla camera di Michela, la mia ragazza, "la solitudine dei numeri primi". Era da un po' che mi perseguitava dagli scaffali degli autogrill e mi aveva incuriosito. Beh...per me è stata una gran delusione...non è scritto male, ma i 2 protagonisti non li ho sopportati dal primo all'ultimo  capitolo del libro. Pazienza...mi divertirò di più leggendo leggendo il prossimo libro!!!...non prima però dei prossimi appelli di metà luglio!!!!!

Mi consolo con una poesia letta sul web:
You’ve gotta’ dance like there’s nobody watching,

You’ve gotta’ dance like there’s nobody watching,
Love like you’ll never be hurt,
Sing like there’s nobody listening,
And live like it’s heaven on earth.
(And speak from the heart to be heard.)

William W. Purkey (1929)
Devi ballare come se nessuno ti stesse guardando,
Amare come se non fossi mai stato ferito,
Cantare come se nessuno stesse ascoltando
E vivere come fosse il paradiso in terra.
(E parlare dal cuore per essere udito.)

venerdì 21 giugno 2013

Citando qua e là...

Eccovi due  citazioni con cui ho avuto a che fare oggi:

1- dal profilo twitterdi mr Michael Jordan:

"Before you pray: BELIEVE
Before you speak: LISTEN
Before you spend: EARN
Before you write: THINK
Before you quit: TRY
Before you die: LIVE"

Fantastico e saggio!!!

2- la seconda di Tommaso Campanella:

"Quanti libri tiene il mondo non saziar l'appetito mio profondo: quanto ho mangiato! e del digiun pur moro"
 Ho letto un bel blog di una ragazza "incontrata" su twitter...non sapevo come farle i complimenti per il suo blog e così, per rompere il ghiaccio, ho citato questo pensiero di Campanella che mi ero appuntato sull'angolo di un quaderno qualche tempo fa e che mi è tornato improvvisamente in mente stasera!!!!

Mi piacerebbe saper usare le parole come i veri scrittori...ma non è un dono che mi appartiene...così mi consolo ascoltandoli dai libri e cercando di imparare!!!

domenica 16 giugno 2013

Thinking about.....nothing useful!

Che fatica crearsi una vita...un lavoro...raggiungere un sogno!!!!
Ma che bello farlo!!!!
Sono un pazzo che ragiona...che combinerò???



martedì 11 giugno 2013

Talento identità e vocazione

Questo è un articolo retweettato da un mio collega pallavolista...mi è piaciuto molto. In realtà io penso di non aver talento, ma solo la testardaggine giusta per seguire la mia vocazione!!

"Dopo una nascita occorre darsi un’identità.
E l’identità viene data innanzitutto da una chiarezza con se stessi e da una direzione verso cui dirigersi. Ambizioni per nulla semplici.
La volontà indirizza ed identifica; la volontà tempra e cauterizza.
Si faccia una breve riflessione in merito al Daimon (anima), ed alcuni suoi svolgimenti.
La parola greca daimon viene tradotta animo/anima, ma possiamo intenderla, per semplificare, come vocazione. Nel momento in cui l’individuo coglie la propria vocazione, egli, con impegno e fatica, tenta in ogni modo di trovarla realizzata. Daimon è quindi l’origine delle scelte.  Essa è il nocciolo del corpo, la parte più intima e interna (appunto anima); essa diviene, con tenacia e fede totale, il motore ed il motivo delle decisioni e delle volontà dell’individuo. Allo stesso tempo è, quindi, una parte creata e “figlia” dei propri valori.
Si potrebbe, forse, fare confusione con il concetto di talento.
Il talento è al contrario un qualcosa che si trova, latente, già situato e “depositato” nell’individuo. Pericoloso è dunque affidargli il ruolo di motore, poiché esso non viene creato, non deciso e scelto. Credo possa essere, piuttosto, una meravigliosa occasione per la vita, non un motivo di senso per la vita. Sia chiaro: questa meravigliosa occasione non toglie alla vocazione, anzi vi convive e ne amplia le vedute, i margini, i confini, ne sbecca gli spigoli e la colora nuovamente.
La vocazione è una meta. Il talento è un mezzo. Uno dei tanti, per arrivare alla meta. In entrambi (vocazione e talento), dovrà esser necessaria l’etica della fatica e del sacrificio (la fede): quanto più lo sforzo sarà grande, tanto più la realizzazione della speranza (vocazione) diverrà vera ed intesa: “… la speranza è speranza. Essa è veramente tale quando, escludendo ogni forma di possesso attuale ed immediato, si riferisce a ciò che è sempre a venire e che forse non verrà mai, dicendo la venuta sperata di ciò che esiste solo in quanto speranza. Più l’oggetto della speranza è lontano o difficile, più la speranza che vi si afferma è profonda e vicina al suo destino specifico: se ciò che spero è quasi a portata di mano, non ho molto da sperare; la speranza dice la possibilità di ciò che sfugge al possibile” (M. Blanchot, L’infinito intrattenimento).
Talvolta, v’è l’eventualità che talento e vocazione coincidano.
In questo caso si dovrà tenere un’attenzione estrema verso il rischio della “sommersione”. Spiegando meglio: dando valore coincidente al proprio talento ed alla propria vocazione (rendendo entrambi meta), ci si imbatte in un’adesione talvolta ambigua e soffocante. Solo con rigore, consapevolezza e personalità l’individuo non chiude il proprio tempo, non limita la propria eccezionalità, ma riesce ad estraniarsi cogliendo il “fuori da sé”; il rischio è, spesso, quello di chiudere le porte alla realtà preferendo una dedizione totale ad un mondo privato, rarefatto e surreale.
Nel momento in cui una persona vuole qualcosa ha un proprio motivo d’essere e di esistere; la sua forza, nell’arrivare alla “meta”, sarà quella di ri-conoscere se stesso in modo chiaro e costante: intendere la propria volontà, la propria vocazione, la propria essenza, significa possedere un propria identità.
Si concluda con un testo di critica teatrale, riguardante un regista francese, Jacques Copeau: “Copeau ha un’idea molto precisa della sincerità: non è la spontaneità, non è il dire senza mediazioni, immediatamente, quel che si ha dentro di sé. Sincerità è la capacità di costruire un rapporto fra sé e il progetto che si ha di sé, fra l’essere e il dover essere”, tra il vuoto che si è creato dentro di sé e la persona che si vuole diventare."