giovedì 25 dicembre 2014

Custodi del Natale

Natale è la festa dell'accoglienza. Di chi è venuto per salvarci secondo noi i cattolici.

Ci sono alcune persone che fanno questo tutti i giorni: ascoltano, aiutano e darebbero tutto per noi.

Per ognuno pochi...ma fondamentali.
Un tesoro che rende ogni giorno Natale.
Grazie al mio tesoro

Buon Natale a tutti

lunedì 1 dicembre 2014

Viaggio nel mondo della burocrazia

Un'analisi semplicemente fantastica e precisa esposta in modo leggero e divertente...
ma fa (e DEVE far) pensare

martedì 18 novembre 2014

Il tarlo 2.0


“È mia vecchia abitudine dare udienza, ogni domenica mattina, ai personaggi delle mie future novelle. Cinque ore, dalle otto alle tredici. M’accade quasi sempre di trovarmi in cattiva compagnia. Non so perché, di solito accorre a queste mie udienze la gente più scontenta del mondo, o afflitta da strani mali, o ingarbugliata in speciosissimi casi, con la quale è veramente una pena trattare. Io ascolto tutti con sopportazione; li interrogo con buona grazia; prendo nota de’ nomi e delle condizioni di ciascuno; tengo conto de’ loro sentimenti e delle loro aspirazioni. Ma bisogna anche aggiungere che per mia disgrazia non sono di facile contentatura. Sopportazione, buona grazia, sì; ma esser gabbato non mi piace. E voglio penetrare in fondo al loro animo con lunga e sottile indagine”
Luigi Pirandello  "La tragedia di un personaggio"



Il mago del rapporto autore/personaggio è sicuramente Pirandello. In questo suo lavoro l'autonomia del personaggio dall'autore arriva alla sua massima espressione: il dissidio tra la fantasia creatrice dello scrittore e la testardaggine del personaggio, che dopo essere stato forgiato, reclama la sua indipendenza è eccezionalmente marcato.
A me è successa una cosa particolare: ho avuto il piacere di conoscere il protagonista di un libro...anzi, a dir la verità ci gioco e mi ci alleno insieme tutti  i giorni da qualche mese a questa parte: sto parlando di Giacomo Sintini, autore e protagonista del libro  “Forza e coraggio”. Prima di iniziare a scrivere questo post mi son chiesto: chissà se Pirandello sarà invidioso??....in realtà non credo: lui creava i personaggi con cui parlava nelle sue opere!! Ma non voglio dilungarmi: vi consiglio di leggere questo libro. Qui di seguito vi riporto la recensione che ho scritto su aNobii(l'altro soggetto di questo post), il social network dedicato ai libri:



“Voi sapete dov’ero un anno fa: credevo che non sarei neanche riuscito a sopravvivere. Adesso sono campione d’Italia. Non voglio sembrare melodrammatico, però lo dico a tutte le persone ammalate di cancro: non perdete mai la speranza, perché il sole può tornare a splendere! Io l’ho visto, ce l’ho fatta, e io non sono nessuno, sono una persona normale”.
E' Giacomo Sintini che parla e si racconta. Nel libro c'è la sua storia. L’amore per Alessia e la loro bambina. La famiglia e la pallavolo. E' una storia come altre. Ma in un momento cambia tutto...crolla tutto! Abituato ad essere un protagonista dello sport, sempre sotto i riflettori, Jack si ritrova nel buio totale: “da solo, lo confesso a me stesso, scandisco mentalmente la parola: tu-mo-re. È un dolore cupo, profondo. È nascosto, in un punto dove i miei occhi non possono arrivare".
Nel buio, sempre nel buio, comincia una lotta dura: sedici mesi di cure, sette cicli di chemioterapia e l’autotrapianto di midollo osseo. Intorno a lui c’è molto amore, quello della moglie Alessia, della piccola Carolina e dei suoi genitori. Prega molto, Giacomo, e spera, con tutto il cuore, di guarire per poi ricominciare a giocare”. Nel buio ma mai da solo. Si stupisce dello sguardo della gente che lo guarda perché pelato, senza sopracciglia e con la mascherina. “Mi piacerebbe che in giro ci fosse meno ignoranza. Chi va in giro senza capelli dovrebbe essere visto come un guerriero, non come un morto che cammina”. Un lotta difficile ma che si può vincere. “Non era scontato che riuscissimo a non cadere nella disperazione. La disperazione è la completa assenza di speranza. Facendola entrare avremmo visto le vie d'uscita non come delle occasioni ma come delle condanne. C'è una bella differenza tra limitarsi a vedere il problema e rimboccarsi le maniche alla ricerca di una soluzione”.
 Un racconto di sport e di vita in cui Jack si mette a nudo e, senza paure e senza freni, ci conduce per mano attraverso la sua storia, spiegandoci come il lieto fine non sia un'utopia ma solo “l'opportunità di provarci ancora”. Un'opportunità per la quale dobbiamo lottare quotidianamente con “forza e coraggio”. Attenti a questo libro lettori perché non è una semplice biografia: è un'arma! Un'arma che Jack ci regala per combattere questa battaglia. Un'arma da usare e riusare, da leggere e rileggere quando non vediamo più il sole e la speranza. Un'arma fondamentale per comprendere la bellezza della vita. Un'arma che ci sprona ad affrontare le difficoltà positivamente e con lo spirito giusto, anche quando queste sembrano insormontabili. 
Io  ;-P

Come vi ho anticipato aNobii è un social network dedicato ai libri, ed è di proprietà del gruppo ArnoldoMondadori Editore. Chi si iscrive può crearsi una propria libreria attraverso i codici ISBN o un motore di ricerca interno, e condividere recensioni, commenti, votazioni, dati sull'acquisto e sulla lettura, liste dei desideri e suggerimenti con altri utenti, direttamente o attraverso gruppi. Attraverso questo socialnetwork possono essere effettuati anche lo scambio e la vendita di libri.
Greg Sung, l'ideatore, lo ha creato nell'agosto 2006 a Hong Kong, ma ormai è diffuso in 13 lingue diverse, tra cui l'italiano, e classifica oltre 43 milioni di libri. E' un'idea molto semplice che permette un facile cambio di informazioni e impressioni e facilita la divulgazione di libri nuovi e la conoscenza di libri già esistenti che a noi non sono ancora noti ma che possono rientrare nei nostri gusti.
Personalmente credo sia il più interessante tra i social che ho avuto modo di frequentare nella mia piccola vita 2.0. Esempi di recensioni "fatte in casa"come quella che vi ho proposto credo siano molto utili per almeno un paio di ragioni:
- chi scrive è più obiettivo perché non deve vendervi il prodotto
- conoscendo l'utente(tramite i titoli della sua libreria online)potrete scovare novità da persone con gli stessi vostri gusti letterari.



 Un'ultima curiosità: il nome aNobii deriva dal nome dell’Anobium punctatum, il "tarlo della carta". Con questo nomignolo nei paesi anglosassoni si indica chi passa molto tempo sui libri.

Questa volta non voglio usare le mie parole per chiudere questo post sui libri perché meglio di quanto segue non posso ne potrò mai:

“ [i libri] Ora questi, ora quelli io interrogo, ed essi mi rispondono, e per me cantano e parlano; e chi mi svela i segreti della natura, chi mi dà ottimi consigli per la vita e per la morte, chi narra le sue e le altrui chiare imprese, richiamandomi alla mente le antiche età. E v'è chi con festose parole allontana da me la tristezza e scherzando riconduce il riso sulle mie labbra; altri m'insegnano a sopportar tutto, a non desiderar nulla, a conoscer me stesso, maestri di pace, di guerra, d'agricoltura, d'eloquenza, di navigazione; essi mi sollevano quando sono abbattuto dalla sventura, mi frenano quando insuperbisco nella felicità, e mi ricordano che tutto ha un fine, che i giorni corron veloci e che la vita fugge. E di tanti doni, piccolo è il premio che mi chiedono: di aver libero accesso alla mia casa e di viver con me, dacché la nemica fortuna ha lasciato loro nel mondo rari rifugi e pochi e pavidi amici.” 
Francesco Petrarca “Rime”

Viva i libri!!!

sabato 11 ottobre 2014

Lezione sui logaritmi: è difficile essere semplici Relatore prof. Gunny Highway



«È difficile definire il coraggio. Avere coraggio significa non aver paura, ma anche agire con coscienza civica rispettando il senso della priorità ed utilizzando la capacità di analisi. Oggi, in Italia, tutti possono avere successo in qualsiasi campo, basta avere coraggio. Stiamo consegnando ai giovani un paese in uno stato pietoso e, paradossalmente, in questo scenario così disastroso, i giovani posso solo risalire e devono essere capaci di risolvere i problemi da soli, senza aspettare che vengano risolti da chi, negli ultimi trent’anni, li ha creati. I paesi in crisi si riconoscono perché sono quelli nei quali nessuno cambia idea, anche se sbagliata, dove tutti si credono innocenti. Bisogna guardare agli Usa, leader assoluto nel mondo, dove il segreto sta nell’iniziare ogni pensiero con il “maybe”. Il coraggio è in via d’estinzione e per questo ho deciso di parlare(...). Il segreto è riuscire a gestire i contrasti apparenti mettendo insieme valori che a prima vista sembrano contrastanti, come l’informalità e l’autorevolezza, l’autoironia ed il senso dell’orgoglio, l’onestà e la furbizia».
(...)“It’s difficult to be simple”...”

Dall'intervento di Oscar Farinetti (fondatore di Eataly) durante la seconda giornata di incontri di RistorExpo 2014 “In cibo veritas” 


Lo so, lo so...me lo sarei chiesto anch'io: ma allora il titolo del post cosa c'entra?!? C'entra c'entra....questo incipit serviva solo a ricordarvi nel corso della lettura qual è il vero argomento del discorso! Ma iniziamo senza altri indugi a parlare di logaritmi con il seguente video:



Più seriamente, i logaritmi furono scoperti da uno scozzese di nobile famiglia vissuto a cavallo fra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo in pieno scisma anglicano: tale John Napier...Nepero per gli amici.
Nepero arrivò ai logaritmi notando una sorprendente corrispondenza fra i termini di alcune progressioni numeriche. Un esempio:
 0, 2, 4, 6, 8, 10, 12, 14, 16 
1, 4, 16, 64, 256, 1.024, 4.096, 16.384, 65.536. 

Le progressioni numeriche sono successioni di numeri ordinati secondo una determinata legge.
La prima serie di numeri che ho scritto è caratterizzata dal fatto che ciascun termine si ottiene aggiungendo 2 al precedente. La seconda serie dal fatto che ciascun termine si ottiene dal precedente moltiplicandolo per 4. In generale tutte le cifre di ogni serie sono collegate tra loro. Se, ad esempio, prendessimo due termini qualsiasi della prima progressione, ad esempio il 4 e il 12, sistemati rispettivamente al 3° e al 7° posto e li sommassimo, otterremmo 16, un numero che occupa il 9° posto della serie. Se considerassimo i termini che nella seconda progressione si trovano sistemati anch’essi al 3° e al 7° posto, cioè il 16 e il 4.096 e li moltiplicassimo, otterremmo un numero, 65.536, che occupa lo stesso posto, il nono, che nella prima progressione occupava la somma.
A che servono tutti questi calcoli?? A spiegare l'intuizione di Nepero: le operazioni di moltiplicazione e di divisione più difficili da eseguire, possono essere sostituite da quelle di addizione e sottrazione che concettualmente sono più facili. I logaritmi servono proprio questo: semplificare i calcoli. Rendere semplice una cosa che apparentemente sembra complessa.

Per farlo dobbiamo prima riscrivere la progressione utilizzata sopra in modo diverso. Secondo la  definizione: “Il logaritmo di un numero in una certa base è l’esponente a cui bisogna innalzare la base per ottenere il numero stesso”. Ad esempio, il logaritmo di 100 in base 10 è 2 perché 10² fa 100. In simboli questo logaritmo si scriverebbe nel modo seguente: log10100 = 2.
Ma non soffermiamoci oltre sulla teoria matematica...anche perché il discorso sarebbe molto più lungo e io non ho le capacità per affrontarlo nel modo giusto.

Prima lo scozzese Nepero, e successivamente l’inglese Briggs fecero la fatica di calcolare i logaritmi di molti numeri. Perciò i logaritmi furono utilizzati originariamente per semplificare i calcoli numerici. Ovviamente il vantaggio di un tale procedimento sarà tanto maggiore quanto più complicati saranno i calcoli.

Insegnamento per noi??

il problema può esser grande quanto vi pare, ma una soluzione c'è sempre e forse è anche più semplice di quello che pensiamo
Myself, in questo momento

Attenzione però:

“per ogni problema complesso c'è sempre una soluzione semplice.
Che è sbagliata”
G.B. Shaw

E qui riprendiamo il discorso di Facchinetti: ci vogliono coraggio e capacità di analisi. Il coraggio di provare e l'intelligenza di trovare la soluzione migliore o almeno una soluzione possibile. Come insegna il prof. Gunny Highway c'è sempre qualcosa che non va o che potrebbe andare meglio. E state sicuri che è molto più facile che ci vengano fatte notare queste piuttosto  che le cose che vanno e che funzionano: solitamente ciò che è fatto bene è dato per scontato. Questo tipo di pensiero, forse non del tutto sbagliato, ha un difetto enorme: il peso di uno sbaglio diventa enorme e, soprattutto, una situazione di difficoltà ci appare assolutamente insormontabile.

Cito testualmente dalla lezione del “prof”. Sergente dei marines Gunny Highway: improvvisare adattarsi e aggiungere lo scopo.
Date un'occhiata al video...senza soffermarvi troppo su tutti i termini ricercati del prof., ma badando all'essenziale:



Ovviamente ciò presuppone:
- attivismo: chi sta fermo, seduto nella sua posizione, e dice di voler cambiare il mondo o la propria vita senza provare a far nulla non cambierà nulla
- “fare” modifica le situazioni che ci troviamo davanti creando spesso nuovi problemi. Ma la parola “problema” non deve avere obbligatoriamente un'accezione negativa. Un problema è anche e soprattutto uno stimolo a migliorare
- obiettivo: bisogna avere bene in testa quali sono i propri sogni...e chissà che in corso d'opera non cambino e si trasformino in tutt'altro
- curiosità
1. di imparare da chi ha già raggiunto quell'obiettivo,
2. di conoscere se stessi per capire cosa si vuole e superare ogni paura
3. curiosità nell'aprirsi e condividere per esportare e importare esperienze

Curiosità, spirito di iniziativa e coraggio...o per riprendere da dove avevamo iniziato:  coraggio, informalità e autorevolezza, autoironia e senso dell’orgoglio, onestà e furbizia.

Per concludere e sdrammatizzare vi do un consiglio che, esposto come farò io, sembrerà più una barzelletta che un suggerimento...ma non è così.
Voglio solo rimarcare il fatto che il mondo è globalizzato e dobbiamo aprire la nostra mente a questo. La globalizzazione fa sì che anche internet ci possa dare input per risolvere molte situazioni. Alcuni dicono che su internet c'è la soluzione ad ogni problema...a me questo sembra eccessivo, ma effettivamente ci sono ottimi spunti su TUTTI gli argomenti dello scibile umano. E molte persone vi si affidano ciecamente...probabilmente non nel modo migliore...ma d'altronde ognuno ha i suoi problemi e il suo modo di pensare. Vi dimostro subito che online si può trovare risposta ad ogni problema

Dati alla mano. Le cose più assurde cercate con google:

1. Babbo Natale esiste? Cercato 60500 volte al mese
2. Come si vince alla lotteria? Cercato 40500 volte al mese
3. Perché mi sono sposato/o? Cercato 40500 volte al mese
4. Odio il mio lavoro Cercato 22000 volte al mese
5. Perché gli uomini hanno i capezzoli? Cercato 18000 volte al mese
6. Come trovare un amante? Cercato   5400 volte al mese
7. Come uccidere qualcuno e cavarsela? Cercato   1900 volte al mese
8. Come nascondere un cadavere? Cercato    1000  volte al mese
(come si può notare non tutte le informazioni sono giuste visto che in 1900 cercano e soltanto 1000, poco più della metà, raggiunge lo scopo)
9. Come si usa Google? Cercato 1000 volte al mese
(voglio solo ricordarvi che le informazioni son cercate su google...particolare irrilevante)
10. Come far innamorare il mio gatto di me? Cercato 390 volte al mese

E per approfondire ancora un pochino eccovi ora le 22 domande più strane fatte dagli utenti su Yahoo Answers. Preparatevi al peggio…

1) Come si tolgono le macchie di spaghetti dalla roba intima?
2) Pensi che l’uomo riuscirà mai a camminare nel Sole?
3) Come faccio ad essere sicura che sono la vera madre del mio bambino?
4) Quante calorie contiene una caccola?
5) La legge di gravità c’è anche in India?
6) Gli scheletri esistono davvero o è un’invenzione?
7) Perché il mio gatto vibra?
8) The Hunger Games è basato su una storia vera?
9) Se la teoria dell’evoluzione è vera, allora perché i maiali non hanno le ali?
10) Cosa succede se dipingi i tuoi denti di bianco con lo smalto per le unghie?
11) Come faccio a “scuocere” una torta?
12) Pensate che se Michael Jackson non fosse morto oggi sarebbe ancora vivo?
13) Ci sono uccelli in Canada?
14) Ho ingoiato un cubetto di ghiacco intero, e non l’ho espulso? Ho davvero paura, si è incastrato?
15) Come posso cambiare di razza?
16) Esistono autografi di Gesù Cristo?
17) E’ illegale uccidere una formica?
18) Pensate che la NASA ha inventato i temporali per coprire i rumori delle battaglie nello spazio?
19) Buttare i tuoi capelli alla spazzatura è sicuro? Volevo essere sicuro perché in biologia ho studiato che ha il DNA e altre cose, quindi… E’ sicuro?
20) Posso guardare una foto del Sole senza correre rischi?
21) Come posso fare un esperimento per vedere se la mia tartaruga è gay?
22) C’è un incantesimo per diventare una sirena che funzioni davvero?

Come vedete il mondo offre una miriade di problemi e soluzioni.
Scherzi a parte...la scelta è solo nostra: chi vuol fare può fare!!!

“FUTURO: termine con cui indichiamo cose che abbiamo deciso di non sapere ancora. Davvero non le sappiamo? Lo crede solo una piccola parte della nostra psiche, chiamata «mente», minuziosa, nervosa, morbosetta, piena di certezze che chissà perché non vuole abbandonare. La prima di queste piccole certezze è: «io so quello che ho imparato». Ed è infondata. Infatti quando lasciamo una nostra domanda in sospeso (fateci caso, provate) la risposta arriva. Tutti gli interrogativi che riusciamo a esprimere, anche i più audaci, anche i più futuri, sono soltanto esitazioni della mente, che cerca maestri per paura della sapienza.. 

«Gli dissero: Rabbì , dove abiti? E lui dice: Andate un po’ più avanti, e lo vedrete da voi».
(Giovanni 1,38). 

È un passo che si può intendere in tanti modi; io preferisco quello descritto nelle righe qui sopra.”
Igor Sibaldi

mercoledì 24 settembre 2014

Il tonno della Callipo

Oggi interessante visita all'azienda della Callipo. Abbiamo imparato come si lavora il tonno...

ma soprattutto abbiamo capito cosa si intende per qualità

Fenomenali

domenica 7 settembre 2014

Nato sotto una buona stella



"Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere!" E rise ancora. "E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me. E aprirai a volte la finestra, così, per il piacere... E i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo. Allora tu dirai: "Sì, le stelle mi fanno sempre ridere!" e ti crederanno pazzo. "T'avrò fatto un brutto scherzo..." E rise ancora. "Sarà come se t'avessi dato, invece delle stelle, mucchi di sonagli che sanno ridere..."

"Il piccolo principe", Antoine de Saint-Exupéry

Per ferragosto ho trascorso un paio di giorni in un rifugio a 1820 s.l.m. Al di là del posto fantastico ho fatto un incontro che mi ha dato da pensare. Tornato da una passeggiata vedo un signore che gira senza meta intorno al rifugio...potrebbe sembrare una cosa da poco, non fosse per il fatto che il rifugio è costruito su una cresta e di conseguenza girarci intorno è molto problematico. Dopo averlo visto inciampare e cadere un paio di volte l'ho lasciato alla sua esplorazione e sono andato a farmi una doccia. Si fa ora di cena e mi avvio a mangiare. Nella sala da pranzo ritrovo i vari ospiti del rifugio e il tipo di prima davanti ad una finestra. Essendo l'unico punto da cui si poteva ammirare un meraviglioso tramonto senza dover uscire, mi sono avvicinato e ho conosciuto quello strano personaggio. Scopro che è venuto fin lassù per poter vedere stelle e pianeti...in particolare Saturno che quella sera era ben visibile. Aveva fatto le passeggiate intorno al rifugio semplicemente per trovare il punto migliore in cui piazzare il telescopio per la notte.

Dopo un bellissimo tramonto e un'ottima cena mi si risveglia la curiosità e perciò decido di sopportare il freddo e uscire a vedere quello che combina il tipo. Sono molto felice di aver fatto quella scelta: ho avuto una lezione molto interessante di astronomia, ho visto Saturno, e ho contato diverse stelle cadenti...infatti era da poco passata la notte di S. Lorenzo.
Ho anche scoperto che la parola “pianeta” deriva dal greco e significa vagabondo(“errante”). E ovviamente anche la mia mente lenta ha incominciato a errare (...chissà se solo nel senso di “vagare” o anche in quello di “sbagliare”...a voi la valutazione!)davanti a quel meraviglioso cielo.

Non so se quel tipo, quella sera o quel cielo mi ha fatto pensare a un paragone semplice quanto profondo che mi ha portato a formulare questo semplice rapporto:

persona importante : persona qualsiasi = cometa : stella cadente

Probabilmente è un paragone che si può fare non solo con le persone ma con mille altre cose.
Tra una cometa e una stella cadente possiamo vedere molto più facilmente e frequentemente una stella cadente...soprattutto in momenti precisi dell'anno. Inoltre se vediamo una stella cadente, per tradizione, esprimiamo un desiderio che si avvererà(a patto di non rivelare a nessuno ciò che abbiamo richiesto)! Ma queste sorprendenti scie luminose che talvolta si possono vedere nel cielo sono solo minuscoli pezzettini di polvere e roccia (meteoroidi).
Facciamo un minimo di indagine scientifica: "questi sassolini cadono dallo spazio nella nostra atmosfera e qui bruciano per attrito. L'effimera traccia di luce della meteoroide che brucia produce quella che viene detta una "meteora". Le meteore vengono chiamate comunemente "stelle cadenti".
Se qualche pezzo del meteoroide sopravvive al bruciamento e raggiunge il suolo terrestre, quello che rimane di lui viene chiamato una meteorite".

Quindi quell'immagine fantastica che ci fa sognare è un semplice "sassetto" che va a fuoco. Tanto bello quanto inutile. Qualcosa che si può paragonare a un piacere fugace, una consolazione momentanea...un palliativo. Ora non voglio  dire non che sia qualcosa di affascinante e oggettivamente bello...però la realtà dei fatti è quella che ho appena descritto.

E la cometa??
I nuclei della cometa sono molto grandi(da qualche centinaia di metri a oltre 50 km) e sono formati da materiali presenti sulla Terra e da composti organici. Purtroppo, però, essendo lontane da noi non riusciamo a vedere le comete con facilità. E forse è una fortuna: se fossero vicine o addirittura ci colpissero vedremmo tutt'altro che una splendida scia luminosa nel cielo...sarebbe la nostra fine. Un'ultima annotazione scientifica: Si pensa che le comete abbiano portato la vita sul nostro pianeta:
“Sette articoli pubblicati sulla rivista Science (Volume 314, Issue 5806, 2006) da un team di scienziati internazionali annunciano la scoperta nei grani di polvere della cometa Wild 2 di lunghe molecole organiche, di ammine precursori di quelle organiche, come il Dna. La sonda Stardust, dopo aver percorso 4,6 miliardi di chilometri in circa sette anni ha catturato un centinaio di grani ognuno piccolo meno di un millimetro. I grani sono stati catturati il 2 gennaio 2004 dalla coda della cometa Wild 2 con una speciale filtro in aerogel, una sostanza porosa dall'aspetto lattiginoso. Gli scienziati autori della scoperta (tra cui Alessandra Rotundi dell'Università Parthenope di Napoli) ritengono che questa scoperta sia la conferma della panspermia, la teoria secondo la quale molecole portate dalle comete siano alla base dell'origine della vita sulla Terra. È una teoria che nacque nei primi anni del Novecento e compatibile con le osservazioni fatte dalla sonda europea Giotto nel 1986 quando si avvicinò alla cometa di Halley.”

Ricapitolando:

Stella cadente ->  apparentemente bella(è un sassolino), facile da trovare, dura un tempo brevissimo, ci consola il fatto che esaudirà una nostra richiesta(ma lo fa sul serio?)

Cometa -> difficilissima da vedere, se la si vede una volta probabilmente la si rivedrà solo dopo un periodo lunghissimo, porta vita, c'è per un tempo molto più lungo della nostra vita, è più grande di noi

E' chiaro il rapporto ora? Per me una persona importante è come una cometa. Anche se non la vedo c'è...e probabilmente(sicuramente) le devo molto!

Un ultimo pensiero che vuol essere un po' più giocoso anche se non sembra. Vi immaginate se i tre magi avessero dovuto seguire una stella cadente invece di una cometa per andare a portare i loro doni a Gesù??? Beh...al di là di improbabili cammelli da corsa, qualcuno lo ha immaginato e addirittura studiato!


Quanto segue è tratto da un divertente quanto professionale articolo pubblicato su www.astrofilibassano.it:

“Se Natale è il compleanno di Gesù, la candelina sulla torta non può che essere la stella cometa. Dal celebrato affresco nella Cappella degli Scrovegni a Padova dipinto da Giotto all'ultimo, rudimentale presepe di casa, l'astro è sicuramente il simbolo dominante del Natale, quello che quasi ruba la scena: guida il cammino dei Re magi, illumina la Sacra Famiglia al riparo nella notte di Betlemme, è al contempo l'oggetto più lontano e distaccato della scena (pur tra mille varianti nella rappresentazione) e quello che più le imprime una valenza sacra: Gesù nasce sotto una buona stella, e il mondo accorre in adorazione. Cosa videro i Re Magi nel cielo della Palestina? La stella di Betlemme ha un'indubbia rilevanza simbolica, e un probabile fondamento storico; tuttavia, resta un oggetto misterioso, e quindi del tutto degno di una ricerca approfondita. Come quella che ha compiuto Newton, seguendo la scia luminosa per tentare di conoscerla meglio, alla luce della scienza moderna. E pazienza se, per ricostruire con tutta l'accuratezza possibile quanto accadde nel cielo sopra Betlemme in quella notte di circa 2000 anni fa, occorre prima disfarsi di tanti luoghi comuni natalizi.
Per capire cosa è in realtà la stella di Betlemme è necessario innanzitutto circoscrivere il periodo della nascita di Gesù. Il Nuovo Testamento tramanda che Giuseppe di Nazareth e Maria si erano recati nella piccola città di Betlemme, in Giudea, per adempiere all' editto con cui l'Imperatore Augusto aveva disposto un censimento della popolazione. Maria avrebbe dato alla luce Gesù durante il soggiorno in questa città al crescere della luna. L'anno dell'editto di Augusto è stato indicato all'incirca come il 6 a.C.; la morte di re Erode, altro dato storico importante nella ricostruzione della cronologia, si fa risalire alla primavera del 4 a.C. Con queste date di riferimento, appare oggi probabile che la nascita di Gesù sia avvenuta, in realtà, tra il 7 e il 5 a.C.. A cosa è dovuta la discrepanza tra l'anno della nascita di Gesù e l'anno zero effettivamente stabilito? Probabilmente a un errore o a un'approssimazione più o meno arbitraria del monaco di origine scita Dionigi il piccolo, che nel VI secolo introdusse l'era cristiana; secondo i suoi calcoli, errati di qualche anno, Gesù nacque 753 anni dopo la fondazione di Roma. In ogni caso, come racconta il Nuovo Testamento, furono astrologi dei lontani Paesi orientali a rilevare la comparsa della stella, a interpretarla come segnale dell'imminente nascita del Re dei Giudei e a recarsi a Gerusalemme per chiedere a Erode, re dei Giudei in carica, dove fosse nato il suo successore. Sentito dai suoi saggi che le profezie indicavano Betlemme come luogo di nascita di un futuro re d'Israele, Erode inviò i Re Magi nella città della Giudea: "Essi, udito il Re, partirono; ed ecco, la stella che avevano veduto nel suo sorgere li precedeva, finché, giunta sopra il luogo dove era il fanciullo, si fermò" (Vangelo secondo Matteo, 2, 9). E fu così, vien quasi spontaneo aggiungere, che i tre Re Magi portarono in dono oro, incenso e mirra a Gesù Bambino, nato il 25 dicembre. Così dicendo, ci si espone tuttavia ad altri due errori. Il primo: Matteo parla di tre doni, ma dei Re Magi parla sempre in un plurale generico. Che fossero dunque in tre, come vuole la tradizione anche iconografica, è una conclusione quantomeno affrettata: certo fa comodo pensarlo, anche perché combacia con il concetto cristiano della Trinità. La loro eterogeneità (un anziano bianco, un giovane nero, un orientale di mezz'età) rafforza poi il concetto di adesione dell'umanità intera (tutte le età, tutte le razze) alla sovranità del Cristo. Ora, gli studi storici convergono sulla tesi che fossero astrologi venuti dalla Persia, adepti dello zoroastrismo, l'antica religione iranica che identificava il bene con la luce e dava, in generale, grande importanza alle stelle: un dettaglio, si vedrà più avanti, rilevante. Ma sul numero dei Re Magi non esistono certezze. Il secondo probabile errore è la fatidica data del 25 dicembre. La Bibbia qui non aiuta: neanche Matteo, degli evangelisti il più portato a illustrare la dimensione umana di Gesù, fa alcun cenno su stagione e data della nascita. Ci proverà ripetutamente la Chiesa, da quando l'editto di Costantino, nel 313, segna l'affermazione del cristianesimo nel mondo greco-romano, facendo in breve tempo della Chiesa cristiana la Chiesa imperiale. Diverse date vengono prese in considerazione. Finché, nel 354, la celebrazione della festa del Natale è attestata a Roma per il 25 dicembre, nel quindicesimo giorno della luna nuova. Il sospetto degli storici è che anche questa data fosse utile per stimolare l'adesione delle masse, fin lì dedite al culto delle divinità ellenico-romane (Giove, Marte e così via) alla nuova religione: Saturno, divinità agricola, veniva celebrato per una settimana a partire dal 17 dicembre, e il 25 era quindi l'ultimo giorno, quello culminante, dei Saturnalia. Anche la religione della divinità asiatica Mitra celebrava il 25 dicembre la rigenerazione del vigore del sole, dopo il solstizio d'inverno. Insomma, culture diverse e distanti come quella iranica e quella greco-romana celebravano il solstizio d'inverno collocando subito dopo questa data l'ingresso delle divinità nel mondo. E, probabilmente, resta valida la classica spiegazione antropologica: il solstizio d'inverno corrisponde al momento più freddo dell'anno, le ore di luce sono ridotte al minimo, i campi non danno frutti. Da quel momento in poi, le cose non faranno che migliorare: quindi, tanto vale fare un bella festa con gli avanzi delle ricchezze prodotte nel corso dell'anno.
L'affrancamento dall'obbligo di considerare il 25 dicembre come il giorno di Natale e l'anno zero come l'anno in cui effettivamente nacque Gesù, rende vana ogni speranza di valutare l'esatta natura della stella di Betlemme. Come ricorda l'astronoma Margherita Hack, "siccome mancano date di riferimento certe, anche le teorie più credibili si riducono a semplici ipotesi." Classificabili in due categorie: quelle che la identificano con un corpo del sistema solare (un grande meteorite, una cometa, un allineamento di Giove con Saturno), e quelle che suppongono che si tratti di stelle vere e proprie: una nova, una supernova, o una stella variabile. Ecco le ipotesi principali.
Il primo a formulare la supposizione, basata non su congetture scientifiche ma sul genio artistico, è Giotto (1267?-1337) quando dipinge una stella con una grande scia rossa nell'Adorazione dei Re Magi. È il 1305: poco prima, nel 1302, era apparsa la cometa di Halley, che aveva destato grande impressione. Come le molte comete che entrano ed escono nel sistema solare a intervalli più o meno regolari di alcuni decenni o di migliaia e migliaia di anni, così anche quella di Halley è di tipo periodico: si affaccia nei cieli con un ciclo di 76 anni. Quindi, in base alla matematica, dovrebbe essere comparsa nel 12 a.C.: troppo in anticipo per essere la stella di Betlemme. Era un meteorite? Le "stelle cadenti", o meteoriti, possono tracciare una scia di luce molto lunga e luminosa quando si vaporizzano al contatto con l'atmosfera terrestre. Tuttavia, il fenomeno delle stelle cadenti è istantaneo, non dura più di qualche secondo. Pertanto è difficile pensare che la stella di Betlemme, che doveva guidare il viaggio dei Re Magi, fosse una stella cadente. Era Venere? Se la stella di Betlemme era un astro particolarmente scintillante e luminoso, come tutto sembra suggerire, non è escluso che si trattasse di Venere, pianeta facile da scambiare per una stella. La sua traiettoria nella volta celeste potrebbe essere il riferimento per un viaggio terrestre. Nel periodo di massima luminosità, inoltre, Venere mostra anche di giorno uno scintillìo di colore dorato. Questo fenomeno si ripete regolarmente in un arco di tempo inferiore ai due anni e anche gli antichi lo conoscevano bene: Greci e Romani chiamavano Venere la "stella della sera" (o Espero, dal greco hespéra, ossia sera), perché spesso brilla al tramonto. Ma proprio qui sta il punto a sfavore: i Re Magi non si sarebbero messi in viaggio per un fenomeno che conoscevano bene. Occorreva qualcosa di più straordinario.
La prima ipotesi che coinvolge fenomeni davvero straordinari viene dal grande astronomo tedesco Johannes Kepler (1571-1630), ossia Keplero, famoso per le leggi sulle orbite dei pianeti: riguardo alla stella di Betlemme pensava che potesse trattarsi di una supernova. Una nova è una stella che all'improvviso brilla molto più del normale e dopo un certo periodo di tempo torna nell'oscurità; una supernova è una stella che alla fine della sua vita collassa su se stessa e implode, raggiungendo un'eccezionale luminosità, tale da renderla visibile anche di giorno. Nel 1572, l'astronomo danese Tycho Brahe (1546-1601), di cui Keplero era il pupillo, aveva effettuato minuziose osservazioni sulla comparsa di una supernova nella costellazione di Cassiopea. Il suo discepolo mise in relazione tali osservazioni con testimonianze sull'apparizione di novae nelle vicinanze di Cassiopea rispettivamente nel 952 e nel 1256, e concluse che doveva trattarsi della stessa stella che, evidentemente, aumentava la propria luminosità con esplosioni cicliche di circa 300 anni che la rendevano visibile. Quindi, risalendo di tre secoli in tre secoli, è plausibile che fosse questa la stella che accompagnò la nascita di Gesù.
Nel 1603, tuttavia, Keplero osservò una congiunzione tra Giove e Saturno e cambiò idea. Impressionato dal fenomeno, si dedicò a calcolarne la frequenza. Giove gira attorno al Sole in circa 12 anni, Saturno in circa 29. Di conseguenza, ogni 20 anni circa è possibile vedere Giove oltrepassare Saturno; in quel momento i pianeti sono allineati e molto ravvicinati. L'incontro avviene generalmente una sola volta, ma può anche verificarsi un fenomeno denominato "triplice congiunzione", in cui questi pianeti si avvicinano e si allontanano tre volte nell'arco di circa sei mesi. Questo si verifica quando Giove oltrepassa Saturno e i due pianeti si ritrovano in opposizione. Entrambi i pianeti sembrano arrestarsi una prima volta e poi procedere in direzione opposta (moto retrogrado); dopo essersi fermati una seconda volta, ritornano al moto diretto e tracciano un'ampia curva. Poiché le curve tracciate dai pianeti sono allineate, nel momento in cui Giove supera Saturno (prima con moto diretto, poi retrogrado e infine ancora diretto) il fenomeno di avvicinamento e allontanamento dei due pianeti si ripete per tre volte.La triplice congiunzione di Giove e Saturno è rara: si verifica solo una volta ogni 59 anni circa. Prima e dopo l'opposizione, poiché la distanza con la Terra è ridotta, la luminosità dei pianeti aumenta ed è facile che venga notata. In base ai calcoli di Keplero, avallati dalle verifiche più recenti, questo fenomeno doveva essersi verificato sullo sfondo della costellazione dei Pesci tra maggio, aprile e dicembre del 7 a.C. È dunque, forse, l'ipotesi più plausibile: anche perché combacia con la profezia citata in Matteo: "Da te [Betlemme] uscirà un capo che guiderà Israele, mio popolo". Ora, Giove rappresenta, nella mitologia, la figura di un re, di un capo; Saturno la Giustizia (e, per estensione, la guida); la costellazione dei Pesci, infine, rappresenta il popolo d'Israele, che Mosè condusse attraverso le acque del Mar Rosso. Non manca, infine, un suggestivo corollario a questa teoria: la triplice congiunzione di Giove e Saturno si ripeterà, nella costellazione del Toro, proprio nell'anno 2000.
Le intuizioni di Keplero hanno lasciato il segno; se ne tiene conto anche nella recente teoria della sovrapposizione di più fenomeni astronomici: da un lato, la congiunzione, dall'altro una cometa (citata nelle antiche registrazioni cinesi come "kakusei", stella passeggera). Questa potrebbe aver indotto i Re Magi a mettersi in viaggio, mentre l'apparente arresto del moto di Giove spiegherebbe come la presunta "stella" si sarebbe fermata sul luogo in cui si trovava Gesù. Infine giova ricordare un'ultima ipotesi: la stella di Betlemme, citata solo nel Vangelo di Matteo ma ripresa da tutta l'iconografia religiosa, non è mai esistita, ed è da intendersi come pura immagine divina a suggello della nascita del Messia. Secoli di congetture, teorie e ipotesi, rappresenterebbero solo il tentativo di trasformare in scienza una metafora religiosa. Un'ipotesi che, implicitamente, sembra avallata dalle parole di padre George Coyne, direttore della Specola, l'istituto astrofisico del Vaticano: "Non penso che sia un problema di astronomia, ma, piuttosto, di interpretazione biblica". La stella di Natale è dunque sostanzialmente circondata dall'oscurità del mistero; il che, in fondo, la rende ancora più brillante”


Giotto, Cappella degli Scrovegni
(è a Padova ed è un luogo che consiglio di visitare e ammirare!!)


Ps: nessun titolo diverso da quello di questo post potrebbe descrivermi meglio!!!

sabato 30 agosto 2014

Beach Volley: Cesarini-Gavotto-Korniienko vs Presta-Sintini-Zanuto





Settimana di preparazione atletica conclusa con un torneo di beachvolley a Pizzo Calabro. Bellissima location!

C'è molto da fare ma la strada è quella giusta.



Pomeriggio molto utile per quel che riguarda il lavoro fisico e tecnico(non si è solo giocato a beach!!!!)... ma soprattutto per far gruppo!!!



Avanti così!!!!




giovedì 19 giugno 2014

Gatti laureati e piccioni sul mio blog...me li merito?


Meritocrazia: sistema sociale in cui la distribuzione di riconoscimenti e compensi è commisurata al valore della raccomandazione di ognuno.
Giovanni Soriano, Finché c'è vita non c'è speranza, 2010

oppure

Come merito e fortuna siano concatenati, non viene mai in mente agli stolti; se essi avessero la pietra filosofale, non l’avrebbero i saggi.
Johann Wolfgang Goethe, Faust, 1808


Meritocrazia
Vocabolario on line
meritocrazìa s. f. [dall’ingl. meritocracy, comp. del lat. meritum «merito» e -cracy «-crazia»]. – Concezione della società in base alla quale le responsabilità direttive, e spec. le cariche pubbliche, dovrebbero essere affidate ai più meritevoli, ossia a coloro che mostrano di possedere in maggior misura intelligenza e capacità naturali, oltreché di impegnarsi nello studio e nel lavoro; il termine, coniato negli Stati Uniti, è stato introdotto in Italia negli anni Settanta con riferimento a sistemi di valutazione scolastica basati sul merito (ma ritenuti tali da discriminare chi non provenga da un ambiente familiare adeguato) e alla tendenza a premiare, nel mondo del lavoro, chi si distingua per impegno e capacità nei confronti di altri, ai quali sarebbe negato in qualche modo il diritto al lavoro e a un reddito dignitoso.
Altri hanno invece usato il termine con connotazione positiva, intendendo la concezione meritocratica come una valida alternativa sia alle possibili degenerazioni dell’egualitarismo sia alla diffusione di sistemi clientelari nell’assegnazione dei posti di responsabilità.

Aggiungo: il termine "meritocrazia" fu usato la prima volta da Michael Young nel suo libro "Rise of the Meritocracy" (1958)


Io sono orgoglioso e superbo: quando faccio una cosa spesso penso di farla meglio degli altri e di dover ottenere dei vantaggi da ciò....
Da questo presupposto parte il ragionamento di stasera. Mi sono semplicemente chiesto: ma la meritocrazia non esiste proprio?

Ho cercato di approfondire un po' il discorso e cosa esce fuori? Esiste ma è una cosa brutta brutta...e invece c'è ancora qualche razzista o qualche sciocco come me che la reclama.

Incredibile.

Provo a spiegarmi. Riporto un commento al pamphlet del parlamentare laburista Michael Young sul termine “meritocrazia” e le sue implicazioni morali.
“In un articolo nei primi anni del duemila, prima di lasciarci, il buon vecchio “Old Labour member” Young, affermava che la meritocrazia che lui stesso aveva inventato era solo una parola da usare in senso dispregiativo, per criticare quella destra liberale che inventando la parabola secondo la quale il figlio dell’operaio può divenire dottore se studia, se lavora sodo, se si sottomette all’esistente, voleva risalire la china, mentre il New Labour imperversava nel deludere tutte le aspettative, aprendo alla finanziarizzazione dell’economia britannica. (…) L’esperienza ci ha detto che non è proprio vero e parlare di meritocrazia nel 2013, quando effettivamente già nel 1958, Michael Young ci diceva che l’imbroglio della meritocrazia stava nel creare l’alibi ad una classe figlia dei ricchi, dei nobili, per governare e gestire l’economia, distruggendo i sogni di coloro che per mancanza di buoni mezzi non avrebbero potuto permettersi la felicità di un voto massimo alla tesi di laurea, che non avrebbero potuto accedere ai finanziamenti per buoni studenti, che non avrebbero avuto accesso ai migliori strumenti, ai migliori libri, alle migliori opportunità. Perché tutto questo costa. Costa tanto. Sia ieri che oggi. Nel 2013, in Italia, c’è ancora chi parla di New Labour e di meritocrazia, vendendo fumo che nemmeno nei peggiori angoletti del Green Light District di Amsterdam. Spero solo che i giovani che credono in quello che fanno, non credano che i figli dei padri nobili possano essere la risposta per l’Italia. Per concludere, la meritocrazia, non è altro che una bella scusa per permettere ai conservatori di trovare un’altra scusa per mantenere il controllo”.

Insomma, dalla mia ricerca ho trovato che molti concordano nel definire una società meritocratica una distopia...per parlare come mangio: la distopia (o antiutopia, pseudo-utopia, utopia negativa o cacotopia) è una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista. Il termine, è soprattutto utilizzato per descrivere una società fittizia (spesso ambientata in un futuro prossimo) in cui le tendenze sociali sono portate a estremi apocalittici.


In pratica: “ognuno ha quel che si merita” è un concetto completamente sbagliato che crea discriminazioni. Smettendo di fare l'ironico....il concetto è chiaro, così come l'origine del termine e il contesto storico...e lo posso capire.

Però, se potessi creare una società utopica, io la meritocrazia ce la metterei dentro.

Faccio un paio di esempi. Le quote rosa.
Le quote cosiddette "rosa" (perchè solo in Italia si chiamano così…negli altri paesi sono chiamate "quote di genere") sono delle regole o delle disposizioni interne agli statuti dei partiti, che fissano un minimo di donne o una proporzione da rispettare per entrambi i sessi nel momento in cui vengono costituite le liste elettorali.

Esempio: ho 10 posti di lavoro e ne devo riservare 5 a uomini e 5 a donne.
Domanda: ma se avessi 8 donne valide, 3 uomini “brocchi” e 2 uomini validi, dovrei comunque far lavorare 5 uomini di cui 3 “brocchi” al posto di altre 3 donne valide?

Ovviamente si
...mi pare una cosa poco furba ma prendiamola per buona...

Al contrario, se io facessi un ragionamento per merito, potrei avere 10 lavoratori validi...quindi, in questo caso, la meritocrazia aiuterebbe nella scelta: i migliori lavorano per me...e quindi la mia azienda o il mio partito lavorano meglio.
Ho detto 5 donne valide e 3 uomini “brocchi”. Ma il ragionamento vale anche con 5 uomini validi e 3 donne “brocche”. Non vorrei favorire le donne anche solo col ragionamento: siamo uguali.


Io penso che la discriminazione morale non è nella meritocrazia ma nelle nostre teste. E da lì nasce anche l'accezione negativa del termine: si parte dal presupposto che avanza chi ha i soldi...ma, utopisticamente parlando, nella mia società ideale darei le possibilità di tentare e far vedere le proprie qualità a tutti allo stesso modo...cambierei cioè anche le condizioni di base da cui partì il ragionamento di Young.

In quel senso mi piacerebbe ci fosse meritocrazia...

Spiego meglio e vediamo se son più chiaro:
"il sociologo britannico, Laurie Taylor, ha ammesso la forma negativa del concetto di meritocrazia: «the hideous thing about meritocracy» sta nel fatto che essa tende a difendere lo status quo, ovvero l’ordine precostituito delle cose, facendo in modo che le persone al potere sono e resteranno lì. Hai fatto di tutto nella vita per arrivare al “top” ma hai fallito? Banchieri, politicanti e businessman vari sono rimasti al loro posto? "

Quindi che si deve dedurre? Ovvio: sei troppo stupido per arrivare in vetta.
 
 

Anche in questo caso la meritocrazia non tiene conto delle variabili socio-culturali che impediscono, ad esempio, ad una persona povera alla nascita di avere le stesse possibilità di una benestante.

Così, già di partenza, è impossibile ritenere che tutti possiedano gli stessi strumenti. Questo è lo stesso errore che non vorrei si presentasse nella mia civiltà utopica. Parità in partenza per tutti...poi vediamo che succede!

C'è una cosa, però, che vorrei chiarire e riguarda il merito percepito.

Mi spiego con un articolo che ho trovato casualmente su internet:
“Chi è vittima del merito percepito? Tutta quella parte della popolazione che, pur professando il dogma della meritocrazia, non intuisce che la realizzazione di tale aspettativa indurrebbe alla propria stessa esclusione dalla “società dei migliori”. Perché? Perché tutti, o quasi, ci riteniamo meritevoli di qualcosa. E in virtù di questo arrogante presupposto consideriamo che sia giusto tifare in favore di una tale utopia, convinti che ne gioveremmo in prima persona”.

Traduco soprattutto per me:
è meglio che non cerco di ottenere qualcosa per meriti personali perchè probabilmente non son così bravo come dico e verrei fatto fuori...

Beh...sapete che c'è? Se davanti a me c'è qualcuno più bravo sarei contento di esser fatto fuori.

Altro punto: il merito concreto. Esempio:
ESSERE LAUREATI SIGNIFICA “MERITARE UN LAVORO”?
“A ben vedere, oltre al merito immaginario esisterebbe anche un merito tangibile, riscontrabile e misurabile nella nostra società. Ma è davvero così? Esistono criteri empirici di valutazione del merito o questo concetto rappresenta una mera astrazione culturale? (...)questo titolo di studio ha perso valore. Il motivo? Un’idea sbagliata di “status” sociale in qualche modo connesso al semplice possedere un pezzo di carta, da avere per poter contare qualcosa in una società competitiva come la nostra. Senza considerare che nel reale mondo lavorativo, un mono-laureato con 5 anni di esperienza lavorativa alle spalle risulterà avere ben più valore per un datore di lavoro, rispetto ad un tri-laureato con tanta teoria in mano e zero pratica all’attivo. Qui si apre un’altra criticità: il titolato sarà davvero più efficiente come lavoratore?”

Non voglio impantanarmi nel rispondere visto che sto cercando di laurearmi....

Ma come sempre....
...per far funzionare una società, per avere civiltà, al di là di distopie, utopie e termini tecnico-socio-filosofici, non basterebbe solo un po' di buon senso e meno egoismo e falsità??










mercoledì 4 giugno 2014

Teologia Della Liberazione





Un bravissimo Marco Paolini che parla di rugby e vita in "Diario d'Aprile"



Sport e vita...questione di mentalità...

venerdì 16 maggio 2014

Disabilitiamo l'indifferenza e l'impotenza

 


“Quando è in atto una crisi, la passività non fa che accrescere l'impotenza: alla fine ci si trova costretti ad agire proprio sui problemi e nelle condizioni di gran lunga meno favorevoli.”

Henry Kissinger

Tradotto rapidamente: bisogna agire senza aspettare che diventi troppo tardi! Perché aspettare che le situazioni peggiorino o addirittura star fermi davanti a un problema salvo poi aver rimorsi??

Il grido dell'impotenza

Nessun dì di festa riesco a sentire,
cammino per strada e mi sento morire.

Ascolto persone che neppure conosco,
lamentarsi di tutto,
perdersi in un banale discorso.

Rispondo veloce all'impegno che chiama,
poi chino la testa,
la tua sofferenza il mio cuore sbrana.

Vorrei venir lì,
sorridere
e dirti: " e tutto finito, nessun dolore verrà più a rapirti".
Invece sto qui,
immobile, ferma,
e d'improvviso m'accorgo che la vita non è eterna.

La tua lontana ma forte presenza,
pareva a me dire che non m'avresti mai lasciato senza
ed ora che manca,
comincio a capire
che qualcosa sta cambiando,
tu stai per partire.

Credo non ci sia peggior sensazione del sentirsi impotenti: ti dicono di sorridere ed andare avanti, mentre vorresti solo urlare per buttare fuori tutta la rabbia....ma poi a cosa servirebbe?

Ciò che odio veramente è quando mi capita di costringermi, per passività o pigrizia o indifferenza, in situazioni d'impotenza. Cioè quando lascio andare qualcosa sperandao si risolva da sola finchè non mi cade addosso con tutto il suo peso...oltre che impotente mi sento proprio scemo. Perché dovrei mettermi in difficoltà da solo: meglio agire subito! Perché rimandare?? Si vive il presente, non il futuro...

Una persona mi ha citato un giorno questa frase del Dalai Lama:

“se hai un problema e lo puoi risolvere, di che ti preoccupi?
se hai un problema e non lo puoi risolvere, di che ti preoccupi?”

La condivido pienamente...poi, però, ha aggiunto:
"se hai un problema e non sai se lo puoi risolvere......?"

Beh...mi sembra facile la risposta: se non provi a risolverlo sicuramente non si risolverà...se provi qualche possibilità c'è!!!
Anche perché lasciare qualcosa di intentato può farci star veramente male!!!

Ho sentito più di qualche volta dire che la speranza è terribile: illude. Io credo che il discorso debba essere un po' più articolato. La speranza aiuta a vivere...però sperare implica che bisogna far conto non solo su se stessi ma su fattori esterni...implica cioè l'essere, in parte o completamente, impotenti davanti ad una situazione o ad un problema. E' questo ad essere terribile da sopportare: non avere mezzi propri per andare avanti. “Affidarsi”, a un Dio o a una persona che sia, è complesso e difficile.

Ovviamente non è che per tutto ci può essere una soluzione. Ed è vero anche che il caso ci porta sempre nuovi problemi...ma il nostro impegno deve essere quello di non aggiungerne altri né a noi né a chi vive intorno a noi.
L'indifferenza è la prima causa dell'insorgere di problematiche.
L'indifferenza è un meccanismo facile da mettere in moto: non implica sforzo...è molto comodo. L'indifferenza è comoda...ma fa danni!!!
Soprattutto l'indifferenza mette in moto un ciclo pericolosissimo:

Problema → indifferenza → ingigantimento del problema → impotenza → terrore/rimorso(dipende se il problema colpisce noi o gli altri)...

E allora diamoci da fare...questa volta sì col sorriso: bisogna godersi la vita, agire e regalare sorrisi a se stessi e agli altri. Vivere con gli altri...per gli altri e per noi!!! Senza isolarsi dal mondo!!!



E dopo questo lungo pensiero ne approfitto per dare una mano a chi già fa qualcosa e si diverte:

1. il 27 Maggio(martedì) chi è a Roma è invitato a fare il tifo a una partita amichevole di volley: i ragazzi del centro diurno Lumiére sfideranno giocatrici e giocatori di serie A e B alla palestra dell'Istituto Matteucci di via di casal boccone. Ingresso libero. Appuntametno alle ore 17!!!

2. segnatevi e date un'occhiata a questi siti che come molti altri sono impegnati a combattere l'indifferenza:

www.abiliatour.it

https://www.facebook.com/pages/Associazione-Giacomo-Sintini/344414825621125


Disabilitiamo l'indifferenza e l'impotenza
Buon divertimento e buona lotta all'indifferenza a tutti!!!!!
Liberiamoci dai problemi col sorriso!!!!

lunedì 5 maggio 2014

Roma capitale

Bellissime immagini da Roma. Senza scritte sarebbe stato un video perfetto!!
Roma In un battito d'Ali: http://youtu.be/WO68y9KWAPM

mercoledì 23 aprile 2014

I dieci ladri della tua energia




1- Lascia andare le persone che solo condividono lamentele, problemi, storie disastrose, paura e giudizio sugli altri. Se qualcuno cerca un cestino per buttare la sua immondizia, fa sì che non sia la tua mente.

2- Paga i tuoi debiti in tempo. Nel contempo fai pagare a chi ti deve o scegli di lasciarlo andare, se ormai non lo può fare.

3- Mantieni le tue promesse. Se non l'hai fatto, domandati perché fai fatica. Hai sempre il diritto di cambiare opinione, scusarti, compensare, rinegoziare e offrire un'alternativa ad una promessa non mantenuta; ma non
farlo diventare un'abitudine. Il modo più semplice di evitare di non fare una cosa che prometti di fare e dire NO subito.

4- Elimina nel possibile e delega i compiti che preferisci non fare e dedica il tuo tempo a fare quelli che ti piacciono.


5- Permettiti di riposare quando ti serve e dati il permesso di agire se hai un'occasione buona.




6- Butta, raccogli e organizza, niente ti prende più energia di uno spazio disordinato e pieno di cose del passato che ormai non ti servono più.




7- Dà priorità alla tua salute, senza il macchinario del tuo corpo lavorando al massimo, non puoi fare molto. Fai delle pause.




8- Affronta le situazioni tossiche che stai tollerando, da riscattare un amico o un famigliare, fino a tollerare azioni negative di un compagno o un gruppo; prendi l'azione necessaria.




9- Accetta. Non per rassegnazione, ma niente ti fa perdere più energia di litigare con una situazione che non puoi cambiare.




10-Perdona, lascia andare una situazione che è causa di dolore, puoi sempre scegliere di lasciare il dolore del ricordo.




DALAI LAMA

giovedì 17 aprile 2014

Ciao wegneun!!!




Un altro anno finito...valigie quasi pronte per partire...e chissà che ci riserverà il futuro?!?!?!



Nel frattempo finisco di mettere nella valigia le ultime cose....dunque...la lista è già bella e finita:

1. il sole (banale...ma provate a vivere un anno al sud e capirete)
2. le persone e gli amici...gli amici veri
3. l'orgoglio delle proprie radici e delle tradizioni
4. nostalgia
5. tristezza
4. il divertimento di tornare a giocare a pallavolo
5. il sorriso e la voglia di vivere il presente al meglio
6. la gioia di vivere
7. il coraggio dell'addio...che ho imparato a trasformare nel piacere dell'arrivederci...in ogni caso

. . . . .

così c'è tutto quello che mi serve per vivere il presente...
per il futuro va bene tutto questo più un ultimo paio di cosette:
7. i sogni e la speranza di realizzarli tutti

Ciao Molfetta!!!!
CIAO WEGNEUN!!!!!


lunedì 7 aprile 2014

lunedì 10 marzo 2014

Allocchi, nani e pallavolo

Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto. Sdraiato nel letto sulla schiena dura come una corazza, bastava che alzasse un po' la testa per vedersi il ventre convesso, bruniccio, spartito da solchi arcuati; in cima al ventre la coperta, sul punto di scivolare per terra, si reggeva a malapena. Davanti agli occhi gli si agitavano le gambe, molto più numerose di prima, ma di una sottigliezza desolante.
«Che cosa mi è capitato?» pensò. Non stava sognando. (…) «E se cercassi di dimenticare queste stravaganze facendo un'altra dormitina?» pensò, ma non poté mandare ad effetto il suo proposito: era abituato a dormire sul fianco destro, e nello stato attuale gli era impossibile assumere tale posizione. Per quanta forza mettesse nel girarsi sul fianco, ogni volta ripiombava indietro supino. Tentò almeno cento volte, chiudendo gli occhi per non vedere quelle gambette divincolantisi, e a un certo punto smise perché un dolore leggero, sordo, mai provato prima cominciò a pungergli il fianco. «Buon Dio,» pensò, «che mestiere faticoso ho scelto!(...)... Ho molte più preoccupazioni che se lavorassi in proprio a casa, e per di più ho da sobbarcarmi a questa tortura dei viaggi, all'affanno delle coincidenze, a pasti irregolari e cattivi, a contatti umani sempre diversi, mai stabili, mai cordiali. All'inferno tutto quanto!»”




Kafka, La metamorfosi





Nelle ultime settimane ho seguito un po' di più l'aspetto televisivo del volley giocato visto che tra coppa e dirette televisive ci sono state molte occasioni. In più, incontrando squadre di alto livello, ho avuto modo di confrontarmi con i commenti e le critiche di moltissime persone accorse al palazzetto per vedere i migliori campioni dell'A1. Vi assicuro che, le sensazioni provate dal buon Gregor Samsa al suo risveglio sono poca cosa rispetto a quello che è successo a me, e che credo succeda in maniera maggiore a sportivi molto più esposti mediaticamente di quanto non sia io.

Innanzitutto è ovvio che le critiche e i commenti mi arrivano molto più facilmente dopo una partita persa o una brutta prestazione. Credo che questa dipenda dal fatto che, mentre le cose fatte bene vengono date per scontate e spesso non risaltano, quelle fatta male sono sempre clamorosamente evidenti! Ad onor del vero credo ci sia anche un altra motivazione(...la mia prima metamorfosi)! Da grande orgoglioso quale sono cerco di difendere ciò che faccio. Dopo un errore alzo subito le difese e mi trasformo in una sentinella attenta a intercettare l'attacco del nemico che, puntualmente e con costanza, prima o poi arriva. E' sicuro! I sensi sono sempre allerta: giornalista, allenatore, fruttivendolo o macellaio che sia, l'attacco è imminente! Per un po' non succede nulla, ma quando tutto sembra rientrato ecco che, il lunedì, al panificio, incontri la gentile e insospettabile vecchietta di turno che a sorpresa se ne esce con un classico che non è mai fuori moda: “certo che ci fate proprio penare”! “eh signora...cosa vuole...la prossima volta la faremo divertire di più”...sguscio via come un'anguilla prima che si intavoli un'improbabile discussione tecnico-tattica!...non contento di questa metamorfosi serpentina, telefono a un mio amico romano. E qui, pugnalato alle spalle, cedo: “certo che su quell'azione me parevi popo mi nonno pe quanto eri lento!”...stavolta le difese sono abbassate...e già incomincio a intravedere capelli bianchi(pochi nel mio caso) e rughe spuntare sul capo, mentre mi accingo a ricevere un'imprendibile battuta appoggiato al mio bastone di legno. Per fortuna la telefonata finisce. Affaticato dal peso dell'età che mi porto ora addosso cerco conforto in qualche social network. Apro la pagina dei tifosi e, leggermente sorpreso, trovo il post di un fan sfegatato che mi dà del “broccolo” sul web...in potenziale diffusione mondiale(grande invenzione internet!)...la situazione degenera: in un'improvvisa reminiscenza arcimboldiana mi ritrovo la faccia composta da verdure e frutta di varie genere. Cerco di capire cosa mi stia succedendo e, per calmarmi, vado a prendere un buon caffè al bar con uno sparuto gruppetto di amici. Quando tutto sembra acquietarsi una vocina da lontano rompe il silenzio:”certo che te n'eri andato proprio in banana ieri”. Nooo...anche tu che sei mia amica! Ero appena riuscito a ristabilire il contatto col mondo ed ecco che mi ritrasformo in mio nonno versione Arcimboldo!!! Ok...non ci siamo...devo star calmo...cerco di distrarmi leggendo il giornale. 

Oh, bene! C'è l'articolo sulla nostra partita. “...23 pari, la partita si spacca grazie a un gioco di prestigio di Cesarini...” ed ecco spuntarmi in testa un bel cilindro. Soddisfatto continuo a sfogliare il giornale con i miei guanti bianchi da prestigiatore. “...che su un appoggio facile si fa scomparire un semplice pallone tra le mani, regalando il 24esimo punto agli avversari”. Nooo...ma allora è un vizio. Nel frattempo, da dietro il bancone, il barista mi avvisa che il caffé e pronto e, non appagato di aver svolto in modo efficiente il suo mestiere, sentenzia:”certo che é proprio da allocchi prendere punto così”. Mi avvicino al bancone e con le mie ali piumate stringo la tazzina a fatica e bevo un caffè dal sapore amarissimo. Provate voi ad aprire una bustina di zucchero con un paio di ali! Vorrei volarmene via, ma sono in compagnia. Devo restare. Vedendomi decisamente giù di corda, i miei amici cercano di distrarmi mettendo in evidenza le poche cose buone che ho fatto...non tante, ma qualcuna ce n'é. E' così che il mio ego riprende forza trasformando un brutto allocco in uno splendido e vanitosissimo cigno(lo so che la storia non è proprio così...ma questa non è una favola!). Soddisfatto di come sta girando la giornata mi metto quieto a rimirare le mie splendide qualità e il mio piumaggio bianco. L'acqua intorno a me è calma...foglie di piante acquatiche coprono la superficie. Toh! Alla tv, nascosta tra le bottiglie di whiskey e i liquori, danno la replica della partita di ieri. “Una scontro tra i primi e gli ultimi in classifica ma dall'esito non così scontato” dice la voce alla telecronaca. “una squadra di giganti contro un team molto combattivo”. Ed ecco che, non facendo parte dell'esercito dei giganti, infilo l'elmo in testa e chiedo in prestito a Gimli (direttamente dal "la compagnia dell'anello" di Tokien) la sua ascia forgiata dai migliori fabbri delle miniere dei nani. Tutto è pronto per il combattimento. L'arbitro fischia e la partita comincia...


...beh...



...probabilmente senza l'armatura di metallo sarei stato un po' più veloce in campo...”pazienza signora, ci rifaremo alla prossima! Faccia un salto al palazzetto, vedrà che si divertirà”.

sabato 1 marzo 2014

Pensieri...G.G. Marquez

Se per un istante Dio dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi regalasse un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto quello che penso, ma sicuramente penserei molto a quello che dico.
Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di piu'; capisco che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi, perdiamo sessanta secondi di luce. Mi attiverei quando gli altri si fermano, e mi sveglierei quando gli altri si addormentano.
Ascolterei quando gli altri parlano e mi godrei un buon gelato di cioccolata.

Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei in maniera semplice, mi sdraierei beato al sole, lasciando allo scoperto non solo il mio corpo ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l'uscita del sole. Dipingerei sulle stelle un sogno di Van Gogh, una poesia di Benedetti, e una canzone di Serrat; sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine e l'incarnato bacio dei loro petali...

Dio mio, se avessi un pezzo di vita... non lascerei passare un solo giorno senza ricordare alla gente che le voglio bene, che l'amo. Convincerei ogni donna e ogni uomo che sono i miei preferiti e vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini dimostrerei quanto sbagliano nel pensare che si smette di innamorarsi quando si invecchia, senza sapere che si invecchia quando si smette di innamorarsi.
Ad un bambino darei delle ali, ma lascerei che impari a volare da solo. Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza.

Tante cose ho imparato da voi, uomini...
Ho imparato che tutto il mondo vuole vivere in cima alla montagna, senza sapere che la vera felicita' e' nella maniera di salire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato prende col suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, l'ha afferrato per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare un altro uomo dall'alto, soltanto quando deve aiutarlo ad alzarsi.

Dì sempre ciò che senti e fa’ ciò che pensi. Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti guardo mentre ti addormenti, ti abbraccerei fortemente e pregherei il Signore per poter essere il guardiano della tua anima.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri. Se sapessi che oggi è l’ultima volta che sento la tua voce, registrerei ogni tua parola per poterle ascoltare una e più volte ancora. Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo, direi "ti amo" e non darei scioccamente per scontato che già lo sai.
Sempre c’è un domani e la vita ci dà un’altra possibilità per fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse tutto ciò che  ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò. Il domani non è assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l’ultima volta che vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi, perchè se il domani non arrivasse, sicuramente compiangeresti il giorno che non hai avuto tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio e che eri troppo occupato per regalare un ultimo desiderio.

Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli "mi spiace", "perdonami", "per favore", "grazie" e tutte le parole d’amore che conosci.
Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per esprimerli. Dimostra ai tuoi amici e ai tuoi cari quanto li ami".

Gabriel Garcia Marquez

mercoledì 15 gennaio 2014

Convinzioni personali e miglioramenti!



"E tu non t'incantare troppo su queste teche. Di frammenti della croce ne ho visti molti altri, in altre chiese. Se tutti fossero autentici, Nostro Signore non sarebbe stato suppliziato su due assi incrociate, ma su di una intera foresta."
"Maestro!" dissi scandalizzato.
"È così Adso. E ci sono dei tesori ancora più ricchi. Tempo fa, nella cattedrale di Colonia vidi il cranio di Giovanni Battista all'età di dodici anni."
"Davvero?" esclamai ammirato. Poi, colto da un dubbio: "Ma il Battista fu ucciso in età più avanzata!"
"L'altro cranio dev'essere in un altro tesoro" disse Guglielmo con viso serio.
dal libro "Il nome della rosa" di Umberto Eco

Dedicato a chi vuol far vedere di avere la conoscenza assoluta (un tesoro unico) e cerca di convincere tutti gli altri di questo. Dedicato a chi pensa di sapere tutto e non si accorge della sua piccolezza. Quindi un po’ anche a me!

Nello sport spesso succede di incontrare di questi personaggi…ognuno ha le sue convinzioni e, soprattutto per chi pratica attività ad alto livello, è utile tenersele strette….o no?
In linea teorica sì. Il primo pensiero che un atleta ha quando gli viene fatta una critica, specialmente da persone con curricula sportivi inferiori, è: “io facendo così ho ottenuto risultati migliori dei tuoi. Perché dovrei starti ad ascoltare?”. Corretto e assolutamente impossibile controbattere. Ma è la strada migliore per evitare di migliorare.

Le idee, come le parole, non hanno padrone. Non esistono parole false o idee sbagliate: il problema è chi le genera e le dice. Partendo da questo presupposto è facile concludere rubando le parole all’apostolo Paolo che, nella prima lettera ai Tessalonicesi, scrive: “esaminate tutto e tenete ciò che è buono”.
Ascolto, attenzione, pazienza, sopportazione a volte…autoanalisi: così si cresce e si migliora! Assolutamente vietato essere permalosi e rinchiudersi in se stessi…è il miglior modo per perdersi e smettere di andare avanti!
Qual è la difficoltà di tutto ciò: chiudendosi in se stessi e restando fermi nelle proprie posizioni si è protetti e non si prendono critiche né offese (inteso non come banali insulti ma come attacchi al  proprio ego). A volte si può anche vedere un mondo migliore...ma consapevolmente adattato! Diciamo che ci si prende un po' in giro da soli per evitarsi fastidi (o almeno così vengono vissuti gli imprevisti) più grossi.



Al contrario aprirsi agli altri può procurare dolori e ferite…anzi, questo succede nella maggior parte dei casi! A queste situazioni, però, non si deve rinunciare: sono necessarie per crescere, capire e acquistare consapevolezza di sé!

Secondo me è questa la base per diventare uomini e sportivi migliori: ascolto, analisi e umiltà…ed è per questo che è un obiettivo  difficile da raggiungere e non alla portata di tutti!
Ma è anche vero che, proprio per questo, non si può smettere di migliorare ad un’età precisa: fino alla fine della propria carriera sportiva si può cambiare….e fino alla fine della propria vita si può diventare uomini migliori!!!